venerdì 21 febbraio 2025
Firenze ricorda don Giussani: “Grati per il dono della sua vita”

Sono trascorsi venti anni dalla scomparsa del servo di Dio, don Luigi Giussani . In un anniversario così importante, il movimento di Comunione e Liberazione di Firenze si è ritrovato ieri sera, nella Basilica della Santissima Annunziata, per una celebrazione eucaristica presieduta dall'arcivescovo, mons. Gherardo Gambelli. Un momento di preghiera molto curato e partecipato per ricordare il sacerdote milanese, morto il 22 febbraio 2005, ma anche per festeggiare il riconoscimento pontificio della Fraternità di CL avvenuto l'11 febbraio di quarantatré anni fa ad opera di San Giovanni Paolo II.

Due motivi di grande gratitudine che sono stati sintetizzati nell'intenzione letta all'inizio della messa da don Pierfrancesco Amati. “In questo anno giubilare chiediamo a Maria 'di speranza fontana vivace' la grazia di ripetere ogni giorno il nostro fiat. La Madonna di Lourdes protegga il cammino della Fraternità e faccia crescere in noi la gratitudine per il dono di don Giussani alle nostre vite e l’amore alla Chiesa che desideriamo servire. Invochiamo su di noi e sul mondo intero il dono della pace” a cui è stata aggiunta una preghiera particolare per la salute di Papa Francesco che si trova ricoverato presso il Policlinico Gemelli di Roma.

Partendo dalle letture del giorno, l'arcivescovo ha svolto una riflessione sul compito a cui è chiamato il cristiano, sull'esempio dell'apostolo Pietro che, facendosi portavoce dei Dodici, aveva riconosciuto in Gesù il Cristo. “Per Pietro la risposta alle attese messianiche del popolo, ai bisogni e alle speranze di Israele non può essere qualcosa, qualcuno di diverso da ciò che egli personalmente sperimenta all'altezza della sua attesa e dei suoi bisogni”.

Nella vita di Pietro e degli altri apostoli, il conoscere e il credere sono inseparabili: “Essi vivono l'esperienza di come solo in quel rapporto avevano trovato un interlocutore all'altezza delle loro attese, Uno le cui parole sono parole di vita”.

Gesù, ha notato Gambelli, non rifiuta la professione di Pietro ma la sua missione rifiuta le logiche del mondo e le rovescia letteralmente. “Gesù condivide apertamente quello a cui sarebbe dovuto andare incontro. Il suo messianismo non si realizza in termini egemonici, non è un progetto politico; esso è comprensibile solo nei termini di un amore disposto a donarsi fino al sacrificio, fino al perdono. Gesù vuole condurre così Pietro e gli altri apostoli ad una consapevolezza più profonda della sua missione. Egli vorrebbe in qualche modo prepararli e, tuttavia, e qui che emerge la resistenza dello stesso Pietro. Vediamo l'apostolo rimproverare Gesù”.

“Quante volte anche noi come Pietro crediamo di aver già compreso tutto, quante volte anche noi vorremmo che la nostra fede ci garantisse una qualche vittoria sul mondo secondo i nostri pensieri. Al contrario, nella reazione di Gesù a Pietro che cerca di distoglierlo dalla sua vocazione, vediamo che c'è un pensare secondo gli uomini e un pensare secondo Dio. Qui emerge il senso del rapporto profondo tra Gesù e i suoi, a essere in gioco è la possibilità per loro di entrare in questo pensare secondo Dio, pensare con Cristo, e proprio così amare come lui, a perdonare come lui, a farsi servi di tutti come Cristo stesso”, ha concluso il pastore della Chiesa fiorentina che poi si è rivolto più direttamente al popolo di CL.

“Proprio rivolgendosi ai membri della vostra Fraternità, il Papa vi ha ricordato di come don Giussani è stato padre e maestro, è stato servitore di tutte le inquietudini e le situazioni umane che andava a incontrare nella sua passione educativa e missionaria. Ricordando il ventesimo anniversario della salita al Cielo di don Giussani, siamo grati per il dono della sua vita e della sua testimonianza. Seguendo il Signore Gesù con tutto se stesso, egli continua a testimoniarci che è possibile vivere questa stessa passione senza misura di Cristo per l'uomo facendoci desiderare anche a noi di poter essere come Cristo servi di tutte le inquietudini umane che incontriamo. Tesi non tanto a occupare spazi, come ci ricorda il Papa, quanto ad avviare processi nei quali possa manifestarsi dal di dentro delle nostre vite tutta la bellezza attrattiva della vita del Risorto, venuto nel mondo per servire e non per essere servito”.

Al termine della messa, è toccato ad Andrea Daniotti in rappresentanza di tutto il movimento di CL Firenze, ringraziare l'arcivescovo per quella che è stata la prima occasione pubblica di conoscenza e di rapporto dopo la sua nomina, se escludiamo la sua partecipazione al pellegrinaggio mariano del 7 settembre scorso ricordato dallo stesso Gambelli all'inizio dell'omelia.

“Eccellenza, grazie di cuore da parte di tutto il movimento per la sua presenza e le sue parole, per aver accettato l'invito a celebrare questa santa messa. Siamo lieti di poter commemorare con lei questa ricorrenza in questa Basilica a noi molto cara, ha accompagnato numerosi momenti importanti della storia del movimento. 43 anni dal riconoscimento della Fraternità. E' uno stupore quel che nasce ricordando e guardando oggi i fatti grandi che accadono e ai frutti generati. Uno stupore che non ci inorgoglisce perché è lo stupore di ciò che il Signore fa amando ognuno di noi.

Come lo stupore di Simon Pietro davanti alla pesca miracolosa che si getta davanti alle ginocchia di Gesù dicendo: 'Signore, allontanati da me perché sono un peccatore'. Coscienti dei nostri limiti, vogliamo assumere la stessa posizione di Pietro davanti a Gesù, alla sua Chiesa e ai pastori che la guidano. Coscienti anche della responsabilità missionaria a cui siamo chiamati, ci consegniamo come figli nelle sue mani eccellenza, grati e fiduciosi della sua paternità, desiderosi di seguirla e conoscerla sempre più, disponibili a collaborare all'edificazione del Regno di Dio in ogni ambiente, condizione nelle quali siamo chiamati a vivere”.

Per le foto si ringrazia Leonardo Pasquinelli

× Grazie di aver espresso gradimento per questo articolo
Scrivi un commento