venerdì 5 febbraio 2021
Il “fenomeno De Luca” spiegato bene da Domenico Giordano

Ancora una volta Domenico Giordano non delude. La sua ultima fatica, edita da Areablu, è infatti un testo estremamente interessante, che andrebbe letto davvero da tutti per orientarsi nel complicato momento storico e politico che stiamo vivendo. Il tema, lo si evince sin dal titolo, è una fotografia dell'attuale presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che alle prese con la prima pandemia mondiale ha sviluppato una comunicazione politica sempre più “pop”.

Ma, come sempre accade quando si ha a che fare con uno spin doctor esperto e fine come il patron di Arcadia, la fotografia dell'ex sindaco di Salerno è solo lo sfondo che aiuta non solo a capire come ha fatto De Luca a diventare uno dei celebrity leader italiani più seguiti e imitati, ma anche a quali trasformazioni è andata incontro la politica ai tempi della Terza Repubblica.

Come giustamente nota Marco Valbruzzi nella prefazione “il libro non parla affatto di Vincenzo De Luca. Il presidente della regione Campania è solo un pretesto, un piccolo buco nella serratura dal quale osservare le trasformazioni che hanno contrassegnato il sistema politico italiano negli ultimi decenni. In questa prospettiva, De Luca è una metafora – o forse, meglio, una maschera – attraverso la quale si possono mettere meglio a fuoco le nuove caratteristiche della democrazia italiana, che non sono poi così diverse da quelle degli altri paesi europei”.

E' stato il prof. Edoardo Novelli a parlare per primo del termine “turbopolitica” per indicare la nuova arena mediale dove al centro c'è la ricerca spasmodica della visibilità con la conseguenza che la politica si è trasformata in un continuo spettacolo mediatico. In questo contesto si è ben inserito il governatore De Luca, la cui “fama” è cresciuta esponenzialmente in questo periodo pandemico, una tragica condizione che ha finito per esaltare in una miscela esplosiva le sue doti oratorie e affabulatorie, insieme al suo proverbiale piglio arrogante e puntiglioso.

Pur essendo un politico nato e cresciuto a pane e Prima Repubblica, De Luca è stato abile ad abbandonare la logica partitica e correntizia per investire tutte le sue forze comunicative in un'operazione di personalizzazione, comune a tutti i leader presenti sulla scena attuale, ma con punte di narcisismo e di presunzione senza precedenti. La sua biografia, nota Giordano, “può essere letta e raccontata in controluce nella ricerca costante di una preda da sbramare, nella rincorsa a un nemico funzionale, non per alimentare una distinzione o per nutrire il confronto dialettico duro e puro, ma unicamente per esaltare il soliloquio dissacrante e l'oratoria narcisistica, quest'ultima sempre più alla deriva verso la recitazione di un copione studiato a tavolino”. Personalizzazione e polarizzazione: sono questi i due cardini del posizionamento del presidente della Campania; posizionamento che non è assolutamente improvvisato.

L'autore racconta bene tutto il suo cursus honorem, dagli inizi come sindaco di Salerno, passando per Roma prima come deputato e poi viceministro, fino allo sbarco a Napoli come numero uno di Palazzo Santa Lucia. Il caso delle elezioni regionali del settembre scorso è emblematico per capire l'ennesima evoluzione di un leader che ha scelto di integrare la comunicazione nella sua azione di governo. Nel libro si ripercorre tutta la vicenda della sua ricandidatura e rielezione concludendo che “i campani hanno premiato con il loro consenso colui che si è parato petto in fuori contro il virus, un gesto eroico contro il nemico mortale, un atto di estremo coraggio messo in campo per proteggere un popolo smarrito nelle paure”. Una emergenza che ha spazzato via le possibili critiche rispetto al suo “iperliderismo” (nessuno conosce neppure i nomi degli assessori della sua Giunta), per non parlare di quella che in tanti hanno definito la coalizione “ammucchiata” che lo ha sostenuto.

Quali sono i mezzi di comunicazione che De Luca predilige? Il suo “monologo settimanale”, come lo chiama Giordano, è avvenuto storicamente su LiraTv, l'emittente salernitana, suo palcoscenico nella stagione da sindaco. Un metodo che lo stesso De Luca ha importato anche nell'esperienza regionale. Il format è sempre lo stesso, cambia soltanto il mezzo perché le sue finte dirette fiume vanno ora in onda su Facebook, con un largo seguito tra i fan e la stampa. E' così che il presidente ha costruito una mediaticità che si basa su alcune linee guida: il decisionismo esasperato, la ricerca quotidiana di una disintermediazione, la derisione degli avversari, la leadership fideistica e la costruzione del nemico a tutti i costi. Quella di De Luca è una comunicazione permanente: “Prima e più di altri, egli ha compreso quanto nelle campagne elettorali del terzo millennio contano di più la personalità e i comportamenti di un politico che i suoi messaggi”.

Così, però, la narrazione ha la meglio sulla realtà. Come giustamente ha concluso Valbruzzi, “quando la bolla della comunicazione si sgonfia e la politica reale torna a mostrare il suo volto, fatto di proteste di piazza, ritardi o incidenti nella (mala)sanità, incuria nella gestione dell'emergenza, allora il consenso rapidamente acquisito si sgonfia alla velocità di un tweet. A quel punto, la realtà della politica si prende la sua piccola rivincita sul marketing politico. E quello che pensavamo indistruttibile svela i suoi piedi d'argilla. Perché anche un gigante della comunicazione come De Luca si regge su quanto di più aleatorio e instabile c'è oggi sul mercato: il consenso di cittadini addestrati ad avere tutto e subito a portata di clic”.

Ciò fa comprendere perché De Luca si rifugia nel suo schema ogni qualvolta deve attaccare per guadagnare visibilità, per difendersi da qualcosa o da qualcuno che prova a insidiarne la narrazione di un leader concreto, sincero ed esclusivo della comunità. Ad esempio, quando a fine ottobre inciampa nella narrazione della gestione perfetta dell'emergenza sanitaria “la costruzione e la legittimazione del nemico ha simultaneamente diversi livelli di applicazione: mediatico e istituzionale senza soluzione di continuità” con attacchi personali al sindaco De Magistris e alla trasmissione di Giletti, tanto per citare alcune tra le sue prede preferite.

Il pregio maggiore del libro, a nostro avviso, sta nelle tre regole d'oro che l'autore fornisce ai competitor dello “sceriffo”: rispondere all'irruenza di De Luca con comprensione e sorrisi, trovare la giusta sintesi tra competenze e vis provocatoria e, qualora si riuscisse a sconfiggerlo, abbandonarlo all'oblio del tempo. Citofonare Caldoro e Ciarambino.

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