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Enzo Piccinini: la gratitudine come strada verso la santità
E' durata meno di tre anni l'inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità del servo di Dio, Enzo Piccinini, laico, padre di famiglia, medico del Sant'Orsola di Bologna e grande amico di don Luigi Giussani, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione.
Ieri sera nel Duomo di Modena, stipato in ogni ordine di posto, si è svolta l'ultima sessione pubblica dell'inchiesta che è stata preceduta dalla santa messa presieduta dall'arcivescovo Erio Castellucci e concelebrata, tra gli altri, dal vescovo di Imola, mons. Giovanni Mosciatti.
Presente la famiglia di Enzo a iniziare dalla moglie Fiorisa, i quattro figli e i nipoti; gli amici rappresentati dalla Fondazione che porta il suo nome con il presidente Massimo Vincenzi; i membri della Fraternità di CL provenienti da tutta Italia capitanati dal presidente Davide Prosperi.
Un momento molto atteso a venticinque anni dalla salita al Cielo del servo di Dio che ora la Chiesa di Modena – Nonantola affida alla valutazione del Papa e della Congregazione delle Cause dei Santi che dovranno riconoscere anzitutto l'eroicità delle virtù dichiarandolo venerabile.
La fase diocesana si è chiusa in un giorno molto significativo. Il 22 febbraio, infatti, cade la festa liturgica della Cattedra di Pietro ma è anche l'anniversario della morte di don Giussani che Enzo conobbe negli anni 70, stringendo con lui uno stretto rapporto personale che lo portò, nei decenni successivi, ad assumere importanti incarichi all'interno del movimento.
Una febbre di vita testimoniata dalle 70 deposizioni che sono state raccolte nel corso dell'inchiesta e che esprimono la gratitudine e la riconoscenza per la memoria di Enzo e per l'incontro con il quale ha lasciato un'orma indelebile nella loro vita.
Il cammino compiuto sin qui è stato sintetizzato nel verbale letto e sottoscritto dal notaio della Causa, Massimo Poggi, che ha affidato i plichi sigillati a Massimo Vincenzi il quale dovrà recapitarli in Vaticano per i successivi passaggi che consistono nella verifica della validità giuridica degli atti e del loro contenuto, prima da parte dei consultori teologi e poi dei cardinali e dei vescovi del Dicastero, i cui parere saranno poi sottoposti al Santo Padre.
Enzo è dunque incamminato verso il riconoscimento ufficiale della santità; una fama che fin dalla morte, avvenuta improvvisamente la notte del 26 maggio 1999 in un incidente stradale, ha circondato la sua figura grazie al suo appassionato impegno cristiano svolto soprattutto al servizio della persona nel campo della medicina.
La sua straordinaria passione alla vita e all'educazione dei giovani è stata tratteggiata nell'omelia da mons. Castellucci il quale si è soffermato particolarmente sulla gratitudine che caratterizzava la vita di Enzo. “E' una gratitudine che caratterizza la mia vita, diceva lui. Quasi un testamento, che non ha però il tono triste di un testamento ma, al contrario, ha il tono appassionato di una dichiarazione d'amore. La passione seminata dal Signore a piene mani nella persona di Enzo, una passione indomabile, debordante, talvolta esagerata, questa passione era nel suo fondo più vero gratitudine. Debordava perché grato. Traboccava di gratitudine”.
“La gratitudine, che supera il dovuto, come Enzo ci ha mostrato, non è data automaticamente con la fede in Cristo. La si guadagna con la fede in Cristo vivo. Don Giussani, infatti, gli aveva chiesto, vedendolo giù di corda per un insuccesso, 'Ma ci credi che Cristo è vivo?'. Quando Cristo è solo un valore, o un personaggio, non riempie il cuore di gratitudine. E' un Cristo vivo, risorto, presente, che riempie il cuore e lo fa traboccare. Un ragionamento bello può convincere ma non appassiona. Un amore vero infiamma e ossigena la vita. La passione per Cristo vivo e per la sua Chiesa, non l'amore in astratto. La gratitudine traboccante per i doni ricevuti, con il solo desiderio di renderli generativi per altri. L'indomabile riconoscenza verso il Signore per la propria vita, per la propria sposa, per i propri figli, compagni di cammino, gli eventi di ogni giorno. Questa mi sembra la testimonianza di Enzo e la nostra Chiesa riconosce evangelica, consegnandola ora al discernimento della Chiesa universale”, ha concluso l'arcivescovo che è anche vicepresidente della Cei.
Al termine del rito è toccato a Massimo Vincenzi, in qualità di responsabile della Fondazione, ringraziare a nome di tutti per lo storico momento vissuto assieme. “Quando Enzo morì, venticinque anni fa, tutti noi che lo avevamo conosciuto avevamo viva la coscienza di aver avuto la grazia d'incontrare un uomo che, al di là di straordinarie doti umane, aveva totalmente offerto la sua vita a Cristo e alla sua Chiesa. Prova ne era quanto proprio in ciascuno di noi aveva saputo ravvivare il dono della fede ed è impressionante constatare come la testimonianza appassionata di Enzo continui a raggiungere in qualche modo, a prendere ancora oggi tanti che non lo hanno conosciuto in vita”.
“Questo è un giorno di profonda emozione e di letizia per un passo così importante nel percorso di riconoscimento dell'eroicità delle virtù di Enzo da parte della Chiesa e ancor di più perché cade felice e misteriosa coincidenza nel ventesimo anniversario del dies natalis del servo di Dio don Luigi Giussani che per Enzo è stato padre e maestro nella fede”, ha concluso Massimo che poi ha passato la parola a Davide Prosperi chiedendogli di “aiutarci a comprendere il senso e il peso che ha per la nostra esperienza e per la nostra storia il gesto che abbiamo vissuto oggi, come la gratitudine di questo momento possa diventare umile disponibilità a servire la Chiesa”.
“Ciò che oggi celebriamo – ha detto il presidente della Fraternità – ci rende ancora più profondamente e consapevolmente grati per il dono del carisma ricevuto attraverso don Giussani. Oggi, infatti, per la prima volta un suo figlio nella fede, un membro della Fraternità e nostro carissimo amico compie il passo decisivo che pone il suo percorso verso il riconoscimento ufficiale della santità ancor più nelle mani della Chiesa, corpo vivo di Cristo e garante del nostro cammino. Un percorso verso il riconoscimento della santità che oggi vede coinvolti anche altri appartenenti alla nostra storia a cominciare dallo stesso don Giussani. Quanta grazia ci è accordata in questo momento storico”.
Prosperi ha poi sottolineato il legame profondissimo che univa in vita e unisce tuttora Enzo e don Giussani. “Enzo ci ha comunicato in modo travolgente la passione per l'uomo e la passione per Cristo compimento dell'uomo, per usare le parole di Papa Francesco su don Giussani. Passione che in Enzo sorgeva dallo strabordare dell'avvenimento di Cristo nella sua vita, attraverso il legame con Giussani e l'appartenenza alla compagnia sorta accanto a lui. In questo senso, Enzo è nostro vero fratello nella fede”.
“Noi oggi nel vivere la medesima appartenenza al movimento e alla Chiesa desideriamo imitare la sua attrattiva per Gesù che lo rendeva così attraente e forte. Era per la gloria umana di Cristo che Enzo spendeva ogni stilla della sua energia, in ogni luogo e circostanza, con una dedizione intelligente e integrale come prospettiva. Enzo ha tracciato una strada su cui noi tutti siamo invitati a incamminarci. Questa strada c'è ed è possibile percorrerla nonostante tutti i limiti di cui ognuno di noi è capace”, ha concluso il presidente di CL.
La serata si è poi conclusa nella piazza del Duomo dove, nonostante il freddo e l'inizio della pioggia tutto il popolo di Enzo ha continuato la festa tra canti e abbracci. A Modena era presente anche una delegazione di Firenze che, con Elisa Orsolini, ha voluto consegnare alla figlia Chiara un plico contenente le immagini e le testimonianze della mostra e dell'incontro che si erano svolte a dicembre scorso nel capoluogo toscano.
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