lunedì 17 febbraio 2025
“La nostra compagnia aiuta ad essere seri con il lavoro che fai”

Compagnia delle Opere sta vivendo una nuova primavera. Dopo aver rinnovato il vertice nazionale con la elezione di Andrea Dallabianca e aver partecipato all'ultimo Meeting di Rimini con uno stand che ha occupato un intero padiglione, l'associazione ha presentato il Manifesto del Buon Lavoro mettendolo a disposizione delle associazioni di categoria, dei sindacati e delle istituzioni. Anche a livello toscano, CdO segna il passo con il cambio di presidente: Gianni Lazzeri ha preso il posto di Lorenzo Martelli. Lo abbiamo incontrato per un primo giro di orizzonti alla vigilia dell'inaugurazione della CdO Accademy che inizierà mercoledì 19 febbraio alle Murate. Tre giornate tra febbraio e giugno dedicate alla missione dell'impresa e alla sua organizzazione con la supervisione di Bernhard Scholz.

Ciao Gianni. Sei diventato da pochi mesi presidente di CdO Toscana. Presentati ai nostri lettori che magari non ti conoscono....

“Sono sposato, ho tre figli e gestisco un'azienda di famiglia che si occupa di trasporti e logistica. E' un'azienda che ho ereditato da mio padre poco prima del Covid con l'intento di portarla nel futuro. Sono molto appassionato del mio lavoro; sin da ragazzino ho avuto questa passione e in questo senso l'incontro con la realtà di Compagnia delle Opere, che conosco ormai da tanti anni, ha sviluppato ulteriormente questa passione non in senso solitario ma dentro una compagnia di amici che a loro volta sono molto appassionati del lavoro che fanno”.

Nella tua esperienza qual è stato il valore aggiunto che CdO ha portato nel tuo lavoro e, più in generale, nella tua vita?

“Questo è un tema molto interessante. Il nostro nuovo presidente nazionale ha lanciato un lavoro di riscoperta delle origini. Proprio recentemente, come direttivo di CdO Toscana, abbiamo avuto un dialogo con Andrea e ciò che mi ha nuovamente colpito è la sottolineatura che questa compagnia ti aiuta ad essere serio con il lavoro. Dove la trovi oggi una compagnia che ti spinge ad essere serio con il lavoro che fai? E cosa vuol dire questa serietà? Ecco, l'idea è di essere seri professionalmente, diventare bravo nel lavoro che devi fare; ma anche serio nell'impegno con il lavoro cioè che questo impegno non si traduce nel gestire un'azienda oggi meramente per fare utili ma proprio nell'impegno di costruire qualcosa, con la fatica di tutti i giorni che implica la costruzione. E' questa la sfida della mia umanità nel lavoro che ha voglia di costruire qualcosa di bello; poi l'utile è un po' una conseguenza e potrebbe non esserci, ma questa costruzione c'è e continua e costruisce la mia persona e, di conseguenza, le persone che lavorano con me. Questo livello di compagnia dentro il lavoro io l'ho sempre trovato in CdO ed è una costante da tantissimi anni”.

Hai ereditato il testimone da Lorenzo Martelli che ti ha preceduto nella responsabilità di presidente. Che tipo di organizzazione hai trovato?

"Innanzitutto lasciami dire che ho un vantaggio competitivo nei confronti di Lorenzo perché sono l'unico ad aver ricoperto anche la carica di direttore di CdO Toscana (ai tempi della presidenza di Paolo Carrai) e quelli sono stati anni bellissimi perché mi sono reso conto che è possibile vivere dentro il lavoro con un'apertura di sguardo, di visuale, di settori. Dopo questa esperienza sono rimasto in associazione come imprenditore e socio; per molti anni sono stato nel direttivo oppure ho seguito qualche progetto. Oggi eredito una struttura con una sede sicuramente organizzata ed efficiente, Letizia e Rosa (il direttore Letizia Gentile e la segretaria Rosa Anna Rodia, ndr) sono un team molto affiatato e presente sui soci, e con una grande voglia di svilupparsi, anche con una creatività per tirare fuori opportunità e gesti interessanti e anche un po' nuovi. Trovo un Consiglio direttivo interessante, fatto da persone che vengono dalla nostra esperienza ma anche da altre persone che arrivano da altri mondi e questa secondo me è una grande ricchezza perché è una provocazione reciproca a sfidarsi a fare cose realmente utili e non ideologicamente pensate ma poco concrete. In loro c'è una grande curiosità nel vedere alcuni segni della realtà cambiati dalla nostra esperienza con delle caratteristiche che sono affascinanti. Trovo una grande ricchezza e non so francamente se riuscirò a essere all'altezza di questa sfida. Dal mio punto di vista, accettato l'incarico, ho detto che ho la caratteristica di essere una persona concreta; amo le cose concrete con dentro però l'ideale. Mi piacerebbe tantissimo rilanciare il tentativo di tenere presenti le caratteristiche di CdO che sono più apprezzate ed esplicitarle molto in attività concrete in settori che rendono più evidente la nostra sensibilità culturale, umana e lavorativa, a partire dal mondo della formazione e della cultura del lavoro affascinante e appassionante, mettendo al centro la persona. Il terzo tema è il rapporto con i soci ed esplicitare questa passione per loro e, come diceva Giorgio Vittadini, lottare perché tutto possa esistere".

Quali sono i territori e i settori nei quali siete maggiormente presenti in Toscana?

Negli anni siamo diventati firenzecentrici ma siamo anche su Prato e Pistoia. Vorremmo provare a riattivare la nostra presenza su Arezzo e Lucca. Inoltre, storicamente siamo specializzati in alcune filiere particolari, quella dell'edilizia e dei professionisti innanzitutto, che vogliamo sicuramente sviluppare. L'idea della filiera è proprio quella di farsi compagnia dentro il lavoro che uno fa, condividendo le opportunità e le difficoltà. Ci manca una presenza nel campo alimentare e manifatturiero ma partiamo da ciò che c'è: ci interrogheremo sul futuro del mondo dell'edilizia e continueremo a mettere insieme i liberi professionisti che per antonomasia sono individualisti ma se messi allo stesso tavolo ci stanno bene. Tra i nostri soci storici, ad esempio, c'è Stefano Capretti che ha creato uno studio associato di professionisti proprio con l'obiettivo di far lavorare insieme un gruppo di persone con lo stesso scopo.

All'esterno, che tipo di rapporto intendi sviluppare con le autorità politiche, imprenditoriali e sindacali del territorio?

"Questo di cui parli non lo sento come un punto prioritario anche se capisco che il valore dell'esperienza che portiamo è tale per cui è utile che lo giochiamo nelle cose della realtà. Per cui ci siamo già detti che vogliamo avere una presenza, avere un rapporto stretto con la Camera di Commercio, così come con le altre associazioni di categoria. L'idea è quella di aprirsi di più, cercando di utilizzare anche il Manifesto del Buon Lavoro facendo un lavoro interno all'associazione ma anche porlo come contributo nell'ambiente e quindi sfidare le istituzioni e le altre associazioni su questo tema, soprattutto in riferimento a politiche per attrarre i giovani al mondo del lavoro, facendoli crescere".

A proposito del Manifesto del Buon Lavoro, che cosa significa secondo te mettere la persona al centro mentre sentiamo di dimissioni volontarie sempre più frequenti?

"Nel Manifesto c'è un inizio di riflessione su questi temi. Come associazione vediamo anzitutto che è essenziale porre al centro il benessere dei lavoratori. C'è sicuramente un fenomeno di giovani che cambiano azienda ma anche questo dato va osservato con attenzione perché spesso è la ricerca di settori meglio organizzati o meglio pagati. Ad esempio nel nostro settore sono confluiti tanti lavoratori provenienti dal mondo della ristorazione. Poi è chiaro che i ragazzi entrano in azienda ed hanno comportamenti che prima non c'erano. Ci vuole un accompagnamento perché non ci sono più evidenze per cui uno può dare per scontate certe cose. L'altro tema che ci provoca è invece che spesso e volentieri i giovani chiedono un coinvolgimento maggiore rispetto al passato in quello che fanno. Ai miei tempi ero soddisfatto dello scopo della vita che era costruire il mio lavoro e la mia famiglia. Oggi non basta e i ragazzi chiedono le ragioni di un impegno nel lavoro. Qui si vede che c'è una domanda che va riaccesa e che serve anche a noi adulti che gestiamo le imprese e le persone. E' un lavoro che dobbiamo fare insieme: ci vuole un imprenditore che deve avere un desiderio di lasciarsi provocare e dall'altro ragazzi che si domandano di più le ragioni perché hanno bisogno di sperimentare il senso di quello che fanno".

In queste ore verrà presentato il nuovo Rapporto sulla Sussidiarietà. Che momento è per questo il terzo settore, anche a Firenze e in Toscana in particolare?

"Nella nostra piccola esperienza vediamo che ci sono ampi spazi di valorizzazione a macchia di leopardo. Ci sono settori in cui questa cosa funziona meglio anche perché le realtà che collaborano con noi sono più strutturate ed hanno un'impostazione un po' industriale. In altri settori, penso alla sanità, c'è invece un'impostazione tesa a rafforzare la macchina pubblica per poi palesare il limite senza avere un sistema alternativo. Ci sono spazi anche per le politiche sulla famiglia e sulla natalità con le misure annunciate dalla ministra Roccella. Vedremo se in maniera non ideologica si potrà rafforzare una visione più sussidiaria della nostra società".

× Grazie di aver espresso gradimento per questo articolo
Scrivi un commento