Tornano le Tende Avsi. “Desideriamo la pace. Diamole volti: i nostri”
“Desideriamo la pace. Diamole volti: i nostri” è il tema della nuova campagna Tende presentata da Avsi in presenza a Milano e in collegamento con oltre duecento sedi periferiche in Italia e all'estero. L'organizzazione non governativa, che da cinquant'anni si occupa di cooperazione allo sviluppo nelle aree più disastrate del mondo, ha scelto dunque di proseguire sulla scia dello scorso anno quando lo slogan fu “La pace si può. Cominciamola noi”. Un filo conduttore che ben si adatta al complicato momento che sta vivendo la comunità internazionale, a cominciare dal pericoloso conflitto tra Israele e Hamas fino alla perdurante guerra in Ucraina.
“La pace è un desiderio che permane. La nostra campagna, come sempre, risponde alle circostanze e vuole scuotere la coscienza delle persone, ancor prima di quella dei governanti”, ha detto Maria Laura Conte, responsabile della comunicazione Avsi, dopo aver lanciato lo slogan per le Tende dell'anno sociale 2023/2024 finalizzate a sensibilizzare e a raccogliere fondi.
Riprendendo “Guerra e Pace” di Tolstoj, il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giorgio Vittadini, ha osservato che “la vera storia è quella minuta che avviene tra la gente. Se riflettiamo attentamente, ci accorgiamo che siamo stati colpiti o educati quando abbiamo ascoltato una storia particolare. La pace, quindi, comincia nei volti che generano un cambiamento. Se non si riparte dal ricostruire la vita quotidiana, non esiste la possibilità che i governanti facciano la pace”.
Un esempio potrebbe essere quello che fa sempre il neo cardinale Pierbattista Pizzaballa e riguarda ciò che avviene a Gerusalemme dove ebrei, cristiani e musulmani collaborano nelle necessità di tutti i giorni. “La nostra è una battaglia culturale: un io stupito realizza la possibilità della pace”, ha aggiunto Vittadini riferendosi al contenuto della Populorum Progressio di Paolo VI. “La vera pace è lo sviluppo. Si tratta di elementi legati tra loro. Senza educazione, senza lavoro, senza sanità, non c'è vita. Lo sviluppo, dunque, è il vero nome della pace. L'assenza di armi, invece, non è sinonimo di pace come sostenevano i romani”.
Da questo punto di vista, ecco che i progetti di Avsi sono esempi concreti di ciò che può nascere nel mondo e nella coscienza di ciascuno. La nuova campagna punta a sostenere numerose iniziative che sono state illustrate da Elena Ricci, responsabile della campagna Tende. Le più importanti riguardano l'Ucraina per la ricostruzione di una scuola a Kharkiv, il Kenya per il sostegno a 45 produttori locali, l'Italia per l'implementazione di un centro di accoglienza di persone in difficoltà, l'Uganda per il sostegno a distanza di 160 bambini e delle loro famiglie e l'Ecuador per l'assistenza a 65.000 rifugiati venezuelani.
Un discorso a parte merita la Tunisia di cui ha parlato Emanuele Bobbi Frattini che per Avsi opera nel Paese nordafricano. Qui il contesto non è assolutamente semplice. Si registrano 90.000 migranti verso l'Italia mentre il 40 per cento dei giovani sono disoccupati. C'è poi una emergenza che riguarda i migranti sub-sahariani nei confronti dei quali c'è una scarsa accoglienza ed, anzi, sono vittime di razzismo e discriminazione. Per loro c'è un progetto per consentirgli di ritornare nei loro Paesi di origine. In più, sono state messe in campo alcune azioni volte a favorire l'ingresso dei tunisini nel mondo del lavoro aiutando 100 imprese locali e le cooperative di pescatori.
C'è tanto da fare e la campagna Tende può dare una grande mano. Perciò decisiva sarà l'opera svolta a livello locale. Per favorire l'azione degli Avsi Point sparsi in tutta Italia saranno messi a disposizione alcuni mezzi come locandine, il giornalino Buone notizie, le digital card dei progetti, i totem, il video, le cartoline, i prodotti solidali e il sito che avrà una sezione dedicata. A partire da fine ottobre, infine, i testimonial della campagna saranno a disposizione per partecipare agli eventi sul territorio.
Le premesse sono buone se si pensa al bilancio dell'ultima edizione delle Tende quando sono stati raccolti quasi due milioni di euro. Una cifra che ha consentito di aiutare 500 ragazzi che hanno continuato il loro percorso educativo in Ucraina, 4.800 persone coinvolte in attività di food security in Libano, 200 rifugiati ucraini che hanno ricevuto un supporto in Italia, 1.000 imprenditori che sono stati sostenuti in Burundi, 3.700 bambini a cui è stato garantito l'accesso all'istruzione in Uganda e 4.500 piccole imprese che sono state aiutate in Tunisia.
Oltre alle Tende, però, ci sono altri appuntamenti che caratterizzano l'agenda di Avsi. A novembre, infatti, il Consiglio di Amministrazione approverà le linee strategiche per il 2024/2028 che sono state tracciate dopo una consultazione diffusa tra i soci. Sono tre le tematiche principali all'interno del documento: l'educazione, la pace e le migrazioni. Accanto a queste, ha spiegato la presidente Patrizia Savi, bisogna aggiungere un lavoro che porti a implementare la raccolta fondi, il sostegno a distanza con una promozione nelle scuole, l'organizzazione di eventi nazionali, lo sviluppo di prodotti solidali, la rete dei sostenitori e la comunicazione.
Un ultimo aspetto riguarda la proiezione internazionale di Avsi che sta crescendo sempre di più grazie anche alla collaborazione con il Ministero degli Esteri. Il segretario generale Giampaolo Silvestri, ad esempio, ha ricordato il recente evento sull'educazione che si è svolto New York in concomitanza con l'assemblea generale dell'Onu. “E' stata una preziosa occasione per ribadire la necessità di investire in educazione ai fini dello sviluppo ma anche per creare relazioni e far conoscere la nostra realtà. Vogliamo continuare su questa strada affinché la nostra esperienza diventi un modello per le politiche degli Stati”.
Per quanto riguarda la crisi in Medioriente, Silvestri ha detto che la prima preoccupazione di Avsi è per la sicurezza delle persone che lavorano per l'organizzazione o che beneficiano delle loro azioni. “Accanto a ciò, speriamo che la situazione non peggiori e non si estenda ai Paesi confinanti, a iniziare dal Libano. Ci rendiamo conto che la questione dell'educazione alla pace è centrale perché con essa non ci sarebbero stati gli opposti estremismi che vediamo in campo. Siamo vicini a tutte le vittime e a tutti coloro che vivono una situazione di sofferenza. Non ci schieriamo con nessuno, come abbiamo sempre fatto in questi 50 anni, ed anzi invitiamo tutti a fare attenzione nell'uso delle parole che spesso hanno conseguenze negative”.