1° Maggio, costruire il futuro a partire dalla sicurezza
Benvenuti al 1° maggio ai tempi del coronavirus. I sindacati confederali hanno scelto il titolo 'Il lavoro in sicurezza: per costruire il futuro" ma hanno dovuto rinunciare al concertone in piazza San Giovanni a Roma. Resta invece la diretta televisiva per un show musicale tutto nuovo. La pandemia ha imposto un cambiamento in corsa. "Non tutto dovrà tornare come prima", ammette Rosita Galdiero della Fiom Cgil nazionale a cui ho chiesto di parlare della Festa del Lavoro mentre si leggono numeri che fanno spavento: Pil in caduta dell?8%, deficit in corsa verso il 10,4%, debito in volo al 155,7%.
"Dobbiamo provare a ragionare su come sarà il mondo del lavoro dopo il Covid-19 - dice la sindacalista -. Ci troviamo in una condizione che non abbiamo mai vissuto e ci siamo anche resi conto che alcune cose non vanno". Il primo tema in agenda deve essere la sicurezza dei lavoratori: "Non tutte le fabbriche sono a norma", rivela. C'è poi il fronte sanitario: "La sanità pubblica è stata smantellata, gli ospedali si sono impoveriti a vantaggio di chi affama il lavoratore, ossia i privati". C'è poi la nuova frontiera dello smart working: 'E' uno strumento che in questa fase è stato utilizzato anche in maniera smisurata con l'obiettivo di tenere a casa i dipendenti facendoli lavorare. Ci sono delle distorsioni che riguardano soprattutto le donne che sono sottoposte ad uno stress eccessivo per conciliare vita familiare e lavorativa".
Per Galdiero, comunque, in questo momento la preoccupazione maggiore riguarda la sicurezza. "Fondamentale è stata la firma del protocollo del 24 aprile scorso che regolamenta l'apertura delle attività produttive. L'obiettivo è duplice: da un lato salvaguardare i lavoratori e dall'altro i cittadini". Certamente la fase 2 non sarà una passeggiata: "Le aziende dovranno rispettare il distanziamento sociale, assicurare turni ridotti, sanificare i locali, fornire i dispositivi di protezione. La sicurezza è un bene che va tutelato perché il luogo di lavoro può diventare un moltiplicatore del contagio".
La rappresentante della Fiom nazionale guarda in positivo l'atteggiamento del Governo: "L'apertura scaglionata è stata ragionevole. C'è un documento dell'Inail che classifica i diversi tipi di rischio per i lavoratori e perciò come sindacato abbiamo chiesto di non aprire tutto e subito. Bisogna ripartire gradualmente. Nel frattempo ci sono alcuni strumenti che le aziende possono attivare. Mi riferisco al protocollo per la liquidità ma anche alla cassa Covid. Certamente auspichiamo maggiori risorse perché ci sono interi settori che sono in sofferenza. Il sistema economico dovrà ripartire, seppur con le dovute precauzioni. La preoccupazione, infatti, è che l'Italia non sia attrezzata per affrontare un nuovo picco di contagi".
Un discorso particolare riguarda "le difficoltà dei lavoratori immunodepressi o con patologie pregresse. Attualmente sono a casa in cassa integrazione a zero ore. Si tratta di lavoratori che guadagnano 900 euro mensili e si trovano in famiglie monoreddito. Vogliamo ribadire che stiamo parlando di risorse e non di persone da scaricare una volta finita l'emergenza sanitaria e utilizzati gli ammortizzatori sociali a disposizione".
Guardando in prospettiva, Galdiero assicura che molte cose dovranno cambiare. "Al primo posto dovrà esserci la salute dei lavoratori che va garantita anche attraverso una riduzione dell'orario di lavoro, a parità di salario". Le necessità da affrontare, però, sono tante: "Proviamo a parlare del tema della redistribuzione sociale con un aumento degli stipendi. Oppure riorganizziamo il mondo degli appalti su cui si scarica il costo più alto. Questi lavoratori hanno continuato a lavorare ma non hanno avuto i dispositivi di protezione e non hanno gli stessi diritti sindacali di tutti gli altri lavoratori. Rivediamo anche il modello della sanità pubblica così come quello del trasporto pubblico locale. Infine stiamo attenti al ridisegno della mappatura industriale del Paese perché tante piccole imprese scompariranno".