I racconti “stravaganti” di un architetto e un prete diventati amici
C'è un'amicizia all'origine dei “Racconti stra-vaganti” scritti a quattro mani da Paolo Milloschi e Sergio Ventrella. Il primo è prete della Chiesa fiorentina, attuale parroco della Regina della Pace a Novoli, molto impegnato nella pastorale giovanile e universitaria. Il secondo è architetto, barese di nascita e fiorentino di adozione, funzionario della Regione Toscana ora in pensione, appassionato di pittura e scrittura.
Sono diventati amici in parrocchia anche se si conoscono dalla fine degli anni Settanta. Attualmente Sergio fa parte del Consiglio Pastorale nella comunità di don Paolo e, insieme ad altri volontari, prepara mensilmente i pacchi alimentari per le famiglie bisognose del quartiere. Il suo tempo libero è dedicato in gran parte a dipingere tele e a scrivere racconti ma anche poesie. Una passione che ha finito per coinvolgere il suo parroco e il risultato di questo rapporto stringente tra i due è un libro appena pubblicato dalla casa editrice Toscana Oggi.
Il testo si compone di sei racconti, tre a testa per autore. I generi si mescolano: ci sono la fiaba, la fantascienza, il racconto autobiografico, il fantasy. Non c'è invece un vero e proprio filo conduttore anche se alcuni racconti sono legati al Natale e, come sottolinea don Bledar Xhuli nella prefazione, sia Sergio che don Paolo hanno avuto “la capacità di trasmettere al lettore non solo la storia dei personaggi, ma una sana impaziente attesa della scena finale, non per la curiosità di un giallo, ma per conoscere il grande insegnamento che può passare dal profumo di un forno, alla scintilla che non si spegne mai”.
Anche il coinvolgimento di don Bledar in questa iniziativa editoriale è interessante. A pensare a lui, che è parroco a Campi Bisenzio e vicario episcopale per la pastorale, è stato il confratello scrittore che lo aveva invitato nella sua parrocchia per le cresime e poi gli ha chiesto la prefazione. Per chi non lo conosce, don Bledar si distingue nel clero fiorentino per la sua storia che lo stesso ha raccontato davanti a Papa Francesco nel 2015 in occasione del Convegno Ecclesiale Nazionale a Firenze. E' arrivato in Italia dall'Albania negli anni Novanta ed è stato accolto da don Setti dal cui esempio è nata poi la sua vocazione sacerdotale. Ora è alle prese con le conseguenze dell'alluvione che ha colpito anche la sua comunità a cui, tra l'altro, gli autori hanno deciso di destinare parte del ricavato delle vendite insieme ai progetti della Fondazione Avsi.
Ma ci sono ancora due protagoniste del libro di cui dobbiamo parlare. Una è Aurora Buglione, giovane disegnatrice iscritta all'Accademia d'Arte, che ha curato le illustrazioni in apertura dei sei racconti. “Disegno da sempre ma è stata la mia prima esperienza con un libro. La cosa interessante è stata riuscire a dare una mia visione di ciò che avevo percepito leggendo questi testi”, ha detto intervenendo sul palco mostrando una spigliatezza che le fa onore alla sua giovane età.
L'altra è Antonella Maraviglia che ha curato la postfazione nella quale sintetizza le caratteristiche del viaggio proposto ai lettori dai due scrittori: “la potenza di un incontro, la magia del desiderio e del sogno, il miracolo di un imprevisto cambiamento, la scoperta della realtà vera, l'irresistibile stupore dell'infanzia. Dagli occhi al cuore, dalla pagina alla vita”.
I Racconti stra-vaganti sono stati presentati venerdì 15 dicembre presso la Liberia Campus di Via Pandette. Un pomeriggio caratterizzato da un pubblico numeroso, composto da amici e curiosi ed arricchito da uno trio musicale con Stefano Poli alla fisarmonica, Giampaolo Pampaloni alla chitarra e Rosaria De Bellis alla voce che hanno cantato “La notte che ho visto le stelle” di Claudio Chieffo.
“Il racconto è un romanzo senza parole superflue”. Con questa citazione Antonella Maraviglia ha introdotto e presentato i due autori che nella loro narrazione hanno puntato molto all'essenziale. La passione di Sergio per la scrittura è nata contemporaneamente a quella per la pittura. “Mentre dipingevo sentivo il bisogno di scrivere. Ho iniziato con dei piccoli versi a commento dei quadri. Poi ho avuto proprio il bisogno di raccontare e, contemporaneamente, ho scoperto che Paolo aveva fatto la stessa esperienza per cui ci siamo scambiati i nostri scritti”.
I racconti dell'amico prete finiti nel libro risalgono al 2011. La loro immaginazione è suscitata da un incontro, da un vero, come l'episodio evangelico di Natanaele. “E' la scoperta di uno che conosce tutto di te ed uno rimane sorpreso. Mario, il protagonista di uno dei racconti, cerca qualcosa che gli è indispensabile per vivere ma non sa che cosa è. Partire dalla realtà, non da ciò che ho in testa io. Lui non se ne accorge perché dovrebbe ribaltare tutto. Ci vuole uno che lo ribalta, lo capisce ed allora comincia un'altra storia, quella cristiana”.
Uno dei racconti di Sergio è dedicato al Natale perché da quattro anni sta dipingendo alcuni frammenti del presepe esposto nella parrocchia di don Paolo. E' un lavoro complesso: l'anno scorso, ad esempio, ha dipinto un angelo. Ha provato e riprovato per trovare il volto giusto, che era poi quello delle persone che gli stavano accanto, e ha cercato una tavola di legno che gli è stata fornita da un amico dopo varie peripezie. “Incontro, amicizia e imprevisto sono le tre parole chiave che in questi racconti il lettore troverà. L'incontro provoca un cambiamento nella propria vita che è fatta di imprevisti, ossia la quotidianità, che sembrano negativi e che invece possono portare un grande valore”.
L'incontro, però, presuppone sempre un tu. “L'incontro è con qualcun altro e l'altro per eccellenza è Dio che è sempre diverso da come te lo figuri. Per cui un incontro vero contiene un imprevisto altrimenti è strategia, è un imbrocco. L'incontro, invece, è qualcosa che io non mi aspettavo prima. Il Natale comincia ad essere capito quando entra nel nostro orizzonte qualcuno che tu non immaginavi prima”, ha detto don Paolo.
Le circostanze, quindi, hanno dentro una potenzialità, quasi una certezza, di cambiamento che è qualcosa di molto reale e concreto. “Il cambiamento accade perché mi lascio cambiare. E' qualcosa che ti accade e allora uno si fa ribaltare”.