C'era una volta il treno dei bambini
“La linea di demarcazione fra il bene e il male passa attraverso il cuore di ogni uomo”. Si apre con una citazione dello scrittore russo Aleksandr Solzenicyn l’ultimo libro di Bruno Menna, intitolato “Strada facendo. Viaggio tra il virus della povertà e il contagio della solidarietà” , pubblicato da Aesse. In poco più di cento pagine, dense di personaggi e di storia, il giornalista beneventano ricostruisce la storia di tre bambini che, nell’inverno del 1945, partirono dal capoluogo sannita alla volta di Forlì dove furono accolti da alcune famiglie grazie all’iniziativa portata avanti dal Partito Comunista Italiano e dall’Unione donne Italiane.
Il contesto è quello di un’Italia alle prese con le macerie della guerra che aveva ridotto il Paese alla povertà e alla fame, ma che evidentemente non aveva allentato lo spirito di solidarietà e di umanità che lo aveva sempre contraddistinto sin dal Rinascimento. Bruno Menna segue con merito il filo letterario che nell’ultimo decennio ha avuto un enorme seguito prima con “I treni della felicità” di Giovanni Rinaldi e poi, ancor di più, con “Il treno dei bambini” di Viola Ardone ma il suo lavoro ha il pregio di inserire una storia particolare, quella di Rosetta, Palmina e Cosimino, in un quadro politico, sociale ed economico più ampio, che permette al lettore di respirare quel clima di sostanziale unità morale, ormai oggi quasi perduto e al quale si richiama di sovente il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Tra il 1945 e il 1951 oltre settantamila bambini del Sud furono caricati sui treni e accolti nelle famiglie del settentrione. Un trasferimento che prendeva le mosse dalla circolare dell’allora ministro della Giustizia, Umberto Tupini, inviata ai prefetti e ai questori del Regno con oggetto la delinquenza e il traviamento dei minori. C’era quindi un’emergenza minorile che sfociò in una primavera di iniziative e di strutture di solidarietà che l’autore menziona con molta precisione insieme ai loro protagonisti provenienti dal mondo politico, sindacale, associativo ed ecclesiale.
La partenza di Rosetta, Palmina e Cosimino da Benevento, città sventrata e martoriata dalle bombe della guerra, con destinazione riviera romagnola era stata decisa dal prefetto Romano Torvino che aveva firmato un provvedimento riguardante una quarantina di bambini. Quali erano invece le famiglie che li accolsero? Menna scrive che “a prenderli in carico sarebbero state le famiglie di una delle tante roccaforti rosse, che avevano risposto all’appello al solidarismo tra il Settentrione operoso e già produttivo nei mestieri e nelle professioni e il Meridione picaresco e fermo al palo”.
Come andò a finire il soggiorno dei tre piccoli beneventani in terra straniera? Menna racconta che in meno di tre mesi ne combinarono di tutti i colori tanto che la loro responsabile spedì una lettera di fuoco alla sezione Udi della città sannita con la comunicazione che sarebbero stati rispediti a casa. Nel viaggio di ritorno, però, furono presi in affido da Giuseppe, un funzionario della federazione del PCI di Foggia, che li condusse nella masseria dei suoi genitori visto il disinteresse totale e la dissoluzione sostanziale delle loro famiglie. Ma il loro approdo finale fu Ostia, nella Casa del Reduce, in vista di una soluzione definitiva che li avrebbe restituiti a una parvenza di normalità.
Sono tanti gli spunti che regala la lettura di “Strada facendo” che può essere inserito a buon diritto nella sezione dei romanzi storici della nostra biblioteca. Anche se molti nomi di persone, luoghi e avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore, il testo è denso di fatti realmente accaduti e che sono frutto della consultazione di documenti e libri, nonché di ricerche d’archivio. Ne esce fuori uno spaccato di un Paese alle prese con il dopoguerra, un periodo di grandi diseguaglianze con conseguenze molto vistose sulle categorie più deboli della popolazione, a partire dai bambini.
Uscito qualche mese fa, è un libro da non perdere sulla Storia e le vite a cui restituire una storia.