Un manifesto del buon lavoro per mettere la persona al centro
Papa Francesco non smette di ricordarci che siamo in un cambiamento d’epoca ed anche il mondo del lavoro si sta rapidamente trasformando. Paradossalmente, nonostante l’aumento dell’occupazione, cresce il malessere sui luoghi di lavoro, come indicato da recenti ricerche.
Dopo la pandemia, giovani e meno giovani, anche con ottime posizioni e ben remunerati, si dimettono volontariamente. Lo stress lavorativo e il burn-out sono in aumento, con un incremento del 18% delle malattie professionali legate a disturbi psichici nel primo trimestre del 2024 rispetto all'anno precedente.
Le cause di questo malessere sono molteplici. Tra le più diffuse sicuramente un clima lavorativo deteriorato, le difficoltà nelle relazioni tra colleghi e responsabili; le poche occasioni di vero coinvolgimento e partecipazione nelle imprese; le difficoltà nel gestire il rapporto tra vita lavorativa e familiare; le retribuzioni stagnanti e senza logiche premiali; l'eccessivo divario salariale tra uomo e donna e la scarsa offerta di welfare aziendale.
In questo contesto, che diventa una provocazione per tutti, per le istituzioni, i sindacati, le imprese e i dipendenti, è improcrastinabile la riscoperta del buon lavoro. Da qui nasce il tentativo di Compagnia delle Opere che ha lanciato un Manifesto in cui vengono elencate azioni concrete per riscoprire il vero scopo del lavoro, al di là di ogni riduzione economicista, partendo da Emmanuel Mounier che scriveva “lavorare è fare un uomo al tempo stesso che una cosa”.
Cosa si può fare per favorire questa conversione al “buon lavoro”? Innanzitutto il lavoro deve tornare ad essere fonte di relazioni positive. Occorre poi sviluppare percorsi di apprendimento e di aggiornamento delle competenze all’interno delle aziende così come necessario sostenere le imprese che valorizzano la creatività dei collaboratori.
Bisogna anche cercare strumenti e procedure per aumentare la soddisfazione di chi lavora e le imprese dovrebbero essere incentivate a sviluppare servizi sociali, educativi e sanitari. Perciò è importante sostenere la maternità e la paternità, limitando i contraccolpi organizzativi per le stesse imprese.
Le piccole imprese devono essere in grado di offrire percorsi di crescita economica e professionale competitivi con quelli dei grandi gruppi e occorre valorizzare il potenziale dell’immigrazione. Risulta strategico sostenere lo sviluppo di percorsi che accompagnino ed educhino i giovani al lavoro.
Non da ultimo, il Manifesto auspica “un sistema di regole (norme, contratti, prassi) più semplice da interpretare e applicare, che dia quelle certezze, sui diritti e doveri di tutti gli attori, che sole permettono di ricercare e sperimentare nuove forme di organizzazione del lavoro, adatte al nuovo contesto sociale ed economico, in semplicità e sicurezza”.
Il documento di Compagnia delle Opere, realizzato con il supporto scentifico di Adapt, è stato presentato stamani a Roma, presso il Senato della Repubblica, in una conferenza stampa promossa dalla vicepresidente di Palazzo Madama, Licia Ronzulli, a cui ha partecipato insieme al presidente nazionale CdO, Andrea Dellabianca.
“Ci si domanda sempre più sul difficile rapporto tra vita lavorativa e sfera personale e, secondo numerosi studi, solo il 5% dei lavoratori risulta soddisfatto del proprio lavoro. È qualcosa su cui dobbiamo lavorare. Proprio per questo motivo vogliamo avere un impatto concreto riguardo a questo cambiamento, organizzando occasioni di incontro, dialogo, confronto, formazione e approfondimento, creando una vera e propria 'scuola di impresa' per affrontare insieme le sfide dei prossimi anni.
Dobbiamo ripensare l’organizzazione dei tempi e luoghi di lavoro non perché ci viene richiesto, ma perché convintamente pensiamo che sia di beneficio comune per l’imprenditore e i lavoratori. Solo dando un senso vero alle cose che facciamo è possibile ottenere un cambio che vuole essere una rivoluzione nel mondo lavoro che può vedere solo benefici e zero oneri”.
Nel corso dell'incontro, è intervenuto tra gli altri anche il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. “Personalismo, prossimità, solidarietà, partecipazione, sussidiarietà: sono valori comuni, frutto anche della Dottrina sociale della Chiesa, che ritroviamo in pieno nel Manifesto del buon lavoro. Condividiamo la profonda verità contenuta in uno dei suoi concetti architrave: quello per cui 'il lavoro è per l’uomo, non l’uomo per il lavoro'.
Anche oggi, mentre tutto attorno a noi cambia velocemente, mentre il lavoro conosce trasformazioni enormi sotto il segno delle nuove tecnologie, dello sviluppo digitale e della robotica, dell’Intelligenza Artificiale, il principio fondamentale da far vivere nella realtà di ogni giorno resta lo stesso: mettere la persona al centro”.