Portofranco raccontato come luogo di gratuità e libertà alla Leopolda
Quando mancano novanta giorni alle elezioni europee dell'8 e 9 giugno prossimi, Matteo Renzi ha tenuto a battesimo la tredicesima edizione della Leopolda. L'atteso evento fiorentino ha segnato di fatto l'apertura della campagna elettorale con una tre giorni densa di interventi e tavoli tematici che hanno spaziato su tutte le tematiche care al leader di Italia Viva.
A salire sul palco, dove campeggiava la scritta “Riaccendiamo le stelle”, non sono stati soltanto politici di professione o aspiranti tali. La kermesse renziana, infatti, da sempre è anche l'occasione per dare voce a persone e a realtà che lavorano sul territorio ma che spesso non trovano spazio sui mass media.
Uno di questi è sicuramente Alberto Bonfanti che sabato pomeriggio è stato protagonista di una testimonianza sulla esperienza di Portofranco, partita da Milano, e che, come ha sottolineato lo stesso Renzi nell'introdurlo insieme a Francesco Clementi, “ha segnato un pezzo importante di valori”.
Alberto è il presidente di un'associazione che ha sede nel capoluogo lombardo ma che è presente in altre 50 città d'Italia. Attraverso un nutrito gruppo di volontari, aiuta i ragazzi nel percorso scolastico: aiutarli a studiare e aiutarli a trovare una strada, tenuto conto che tanta devianza giovanile parte proprio dalla dispersione scolastica.
Alberto sa di cosa parla perché da quarant'anni insegna Storia e Filosofia in un liceo di Milano. “I ragazzi hanno bisogno di essere protagonisti. Se non riescono a trovare un ruolo nel primo impegno della loro vita, che è la scuola, evidentemente lo cercheranno in altre cose, magari anche non lecite”.
L'ideatore di Portofranco, che Alberto guida dalla sua fondazione, ossia da 24 anni, è stato don Giorgio Pontiggia, rettore di un grande liceo di Milano. Lui diceva che la scuola è una grande convenzione sociale ma non lo è il desiderio di conoscenza e neanche il fatto che i ragazzi devono essere aiutati ad affrontare il senso della realtà.
“Portofranco è nata da questo desiderio degli insegnanti e di don Giorgio di incontrare i ragazzi, di farli fiorire, di permettere di indicare una strada attraverso il loro primo impegno che è la scuola”, ha detto Alberto.
La sfida di questa associazione è molto semplice ma allo stesso tempo affascinante. “Un ragazzo viene a conoscenza della nostra realtà dalla mamma, da un amico, dal professore. Viene a fare un colloquio al nostro centro, si iscrive, riceve poi un'app con cui può prendere appuntamenti nelle lezioni di cui ha bisogno. La forza di Portofranco è quella dei volontari che danno lezioni”.
Lo studio assistito a Portofranco, è bene ribadirlo, è tutto gratuito. “Chiediamo ai genitori un'offerta ma assolutamente libera”. Ciò nonostante soltanto la sede di Milano, che ha 1.400 iscritti e 10.000 ore di accompagnamento degli studenti, costa 400mila euro all'anno e ogni volta far quadrare i conti è un'impresa non da poco. “Non è facile ma io ci tengo alla gratuità perché un ragazzo va a scuola perché spesso è obbligato, va a fare le ripetizioni perché paga. A Portofranco, invece, lui deve soltanto desiderare di essere aiutato. Perciò la gratuità deve provocare la sua libertà nel farsi aiutare”.
Tornando all'esercito dei volontari, stiamo parlando di numeri molto interessanti. 400 a Milano e altri 2.000 nel resto del Paese. Sono adulti, professori o persone in pensione ma con una certa professionalità, ma anche studenti in alternanza scuola/lavoro oppure universitari.
Una grande realtà che difficilmente fa notizia ma che invece rappresenta un importante osservatorio sulle questioni della scuola, dell'educazione, dell'adolescenza e della gioventù. “La questione decisiva per i ragazzi è avere un padre. Don Gino Rigoldi disse una volta che aveva visto mille generazioni ma che adesso i ragazzi hanno bisogno di padri e non di ideologie. Cioè hanno bisogno di adulti che stanno con loro, facendogli una proposta chiara e affrontando la realtà senza sviarla e che li accompagnano in questo”.
“La bellezza di Portofranco è che ci sono questi adulti, che sono amici tra di loro, e che li aiutano. Come diceva il Papa, per educare una persona occorre un villaggio. Non è mai la genialità di un singolo ma l'amicizia tra adulti che si mettono insieme”.
Fin qui tutto semplice e bello. Poi arriva la domanda conclusiva dell'ex premier che fa tremare le vene ai polsi. “Alberto, domani sei presidente del Consiglio. Quali sono le tre cose che fai per l'Italia?”. In cima alla lista la scuola ovviamente. “Snellire la burocrazia, dare libertà di insegnamento nelle scuole e tra le scuole, perché l'insegnamento o è libero o non è, e poi, siccome insegnando vedo tanti che vogliono insegnare, dare un adeguato stipendio ai docenti per sostenere questo impegno meraviglioso perché stando con i ragazzi si rimane giovani”. Ed infine: “Favorire queste realtà come Portofranco che vogliono collaborare con la scuola”.
Resta da dire che un anno fa, esattamente il 31 marzo scorso, Alberto si era recato al Quirinale dove aveva ricevuto dal presidente Sergio Mattarella, l'onorificenza dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana insieme a un nutrito gruppo di persone che si sono distinti per un’imprenditoria etica, per l'impegno a favore dei detenuti, per la solidarietà, per il volontariato, per attività in favore dell'inclusione sociale, della legalità, del diritto alla salute e per atti di eroismo.
Ovviamente Alberto era a Roma per rappresentare Portofranco che il Capo dello Stato aveva individuato, fra i tanti esempi presenti nella società civile e nelle istituzioni, tra i casi significativi di impegno civile, di dedizione al bene comune e di testimonianza dei valori repubblicani. Nella motivazione si legge che l'onorificenza è stata assegnata “per il costante impegno profuso nell’accompagnare i ragazzi nello studio attraverso una rete di volontari composta da insegnanti, anche in pensione, e giovani universitari".