Cari catechisti... Lettere di un prete sulla bellezza della fede
Don Dante Carolla ha raccolto in due volumi le lettere scritte ai catechisti fiorentini negli anni in cui era direttore del competente Ufficio diocesano.
I libri, pubblicati dalle edizioni Itaca, si intitolano “La gioia di essere cristiani” e “La bellezza di essere cristiani” ed hanno come filo conduttore l'urgenza di comunicare la fede in un mondo che non è più cristiano.
Il punto di vista di don Dante è particolarmente interessante vista la sua lunga e ricca esperienza ecclesiale sul campo. Sacerdote della diocesi di Firenze dal 1966, dopo il servizio pastorale in alcune parrocchie, prima come viceparroco, e poi come parroco, è stato per molti anni direttore dell’ufficio diocesano di pastorale scolastica e delegato arcivescovile per le scuole cattoliche.
Dal 1996 è canonico della Cattedrale di S. Maria del Fiore e dal 2008 fino a giugno del 2020 è stato direttore dell’ufficio catechistico diocesano. Attualmente è direttore spirituale del Seminario Maggiore di Firenze, assistente ecclesiastico dell’Ordo Virginum, delegato diocesano della FIES (Federazione italiana Esercizi spirituali) e membro della commissione diocesana per l’ecumenismo e della consulta diocesana per le comunicazioni sociali.
Mons. Carolla è quindi una figura prestigiosa della Chiesa fiorentina e non è nuovo a firmare pubblicazioni. Questa volta, però, si è reso protagonista di una operazione editoriale molto originale. Nel primo volume, "La gioia di essere cristiani", sono state raccolte le lettere dedicate all’identità e alla missione del catechista. Nel secondo, "La bellezza di essere cristiani", illustra i contenuti della fede, di cui il sacerdote mostra il nesso profondo con la vita, nella costante tensione a presentare “un cristianesimo che è gioioso, liberante, positivo, amico della vita e della libertà”.
Entrambi i libri sono stati arricchiti dalle prefazioni firmate da due illustri esponenti del clero fiorentino poi assurti a ruoli prestigiosi. Uno è il cardinale Gualtiero Bassetti, già rettore del Seminario Arcivescovile del capoluogo toscano, vescovo emerito di Perugia e in passato presidente della Conferenza Episcopale Italiana. L'altro è mons. Andrea Bellandi, già vicario generale della Diocesi di Firenze, attuale vescovo di Salerno – Campagna – Acerno.
“La Bellezza di essere cristiani”, dato alle stampe l'anno scorso nella collana Il villaggio dell'educazione, è stato presentato recentemente nella sede del Seminario in Lungarno Soderini. Presenti l'attuale direttore dell'ufficio catechistico diocesano don Francesco Vermigli, l'editore Eugenio Dal Pane, il sottosegretario Cei don Valentino Bulgarelli e il cardinale Giuseppe Betori.
Il compito di sottolineare l'originalità dell'operazione compiuta da don Dante è spettato all'editore di Itaca Dal Pane il quale, parlando dei due volumi, ha evidenziato che “c'è un dato che li unisce: la percezione della fede che compie l'umano. Sono libri che entrano nel contesto del nostro tempo, caratterizzato da una diffusa tristezza e dal venir meno del gusto del vivere”.
Come comunicare allora la fede in un momento in cui il cristianesimo non è più un elemento comune che segna il contesto nel quale viviamo? Secondo Dal Pane, “siamo in un tempo in cui nel vivere quotidiano abbiamo tante proposte e sollecitazioni ma in cui il tema di Dio è assolutamente assente. In un contesto simile il risveglio della persona è fondamentale. Solitamente ci si lamenta perché è un contesto che ci toglie sicurezze. Il dato interessante è che siamo provocati, è una chiamata a riscoprire ciò che è essenziale nella fede e quindi la bellezza della fede”.
Ma cosa può fare ardere di nuovo il cuore dell'uomo? Cos'è per me Cristo? “I libri di don Dante – ha chiosato l'editore - trasudano di una fede che è una vita. La parola felicità è una delle parole chiave per descrivere la persona. Tutti desideriamo essere felici. Il cristianesimo o è questa possibilità oppure non potremo attrarre. Il cristianesimo si comunica come attrattiva ci hanno ricordato Papa Benedetto e Papa Francesco”.
Mons. Bulgarelli, che è sottosegretario Cei ma anche responsabile dell'Ufficio Catechistico Nazionale, ha fatto i complimenti a don Dante perché nei suoi libri ha visto un'azione ecclesiale corale oltre che un'attenzione della Chiesa locale ad una delle azioni più complesse e delicate come quella della catechesi.
“In questo momento – ha sottolineato don Valentino - la Chiesa è impegnata nel cammino sinodale per riscoprire il suo volto e il fine di annunciare il Vangelo. In queste righe di mons. Carolla colgo questa istanza di un vero uomo di Chiesa che gli vuole bene. Il suo prendersi cura dei catechisti è vissuta come un'occasione per camminare insieme”.
Seguendo il tema del libro, e quindi la bellezza del cristianesimo, Bulgarelli ha detto che il testo “lavora molto sulla liturgia, sulla valorizzazione del tempo liturgico e dei sacramenti. La catechesi è proprio un incontro continuo e costante tra fede e vita. L'elemento della liturgia deve essere un innesto fecondo nella vita quotidiana. A volte la non piena comprensione di cosa è la liturgia fa sorgere la tentazione di addomesticarla”.
Ed invece la vita cristiana ha bisogno di ritrovare le sue fonti tra le quali, appunto, c'è la bellezza della liturgia. Importante anche aprire lo sguardo sulle realtà positive delle comunità ecclesiali. Don Valentino ha fatto l'esempio dei catecumeni: ogni anno duemila adulti chiedono di entrare nella Chiesa. E poi ci sono dei temi trascurati nella catechesi come la Pentecoste e l'azione dello Spirito Santo, il grande sconosciuto come diceva Paolo VI.
Infine, il capitolo dedicato alle vacanze come tempo di bellezza. “Non lasciare tempi vuoti, prendersi cura dei ragazzi significa anche valorizzare i tempi morti con creatività. Una delle operazioni più importanti in un cammino di catechesi è educare alla vita spirituale, alla vita interiore”, ha concluso mons. Bulgarelli.
Dopo un breve saluto del cardinale Betori, è spettato a don Dante tirare le fila del ragionamento. Il suo è stato un intervento di poche parole ma molto sentite ed efficaci. Parlando dell'incontro con un uomo ateo, ha evidenziato che “l'uomo è fatto per Dio. Ogni uomo. Questa è la riprova che l'uomo è fatto per l'eterno al di là di ogni divisione e classificazione. La catechesi è importante perché significa partire da questa base condivisa”.
Lo ha detto e lo ridice continuamente anche l'attuale pontefice. “Non dimenticate mai che lo scopo della catechesi, che è una tappa privilegiata dell’evangelizzazione è quello di giungere a incontrare Gesù Cristo e permettere che Lui cresca in noi”. Per questo motivo, le lettere di don Dante sono così importanti perché approfondiscono l’identità e la missione del catechista, chiamato a comunicare con la propria stessa vita il cristianesimo come l’incontro con il fascino, la bellezza, la gioia di Cristo Gesù.
Chiunque leggerà questi libri – catechista, sacerdote, educatore, genitore – potrà riscoprire la gioia del Vangelo e sarà accompagnato nell’affascinante compito di trasmetterla ai bambini, ai giovani e agli adulti nell'ottica della catechesi permanente che non finisce con l'iniziazione cristiana.