A tu per tu con l’imam su Ramadan, moschea e dialogo interreligioso
Quando riceverete la newsletter di questa settimana mancheranno ormai pochi giorni alla conclusione del sacro mese di Ramadan. Venerdì prossimo, infatti, la comunità islamica si riunirà per sciogliere il digiuno in maniera definitiva. Un appuntamento molto atteso anche a Firenze dove i musulmani si ritroveranno sul pratone delle Cascine, ancora una volta messo a disposizione dall’Amministrazione comunale. Per comprendere meglio il significato di tale ricorrenza, che rientra tra i cinque pilastri dell’Islam, sono andato a sentire l’imam Izzedin Elzir con cui ho avuto un colloquio su tanti temi, a partire dall’annoso problema della moschea di Borgo Allegri che è ancora a rischio sfratto.
Per chi non lo conoscesse, Izzedin è tra le figure più interessanti della galassia musulmana in Italia, innanzitutto perché è un convinto promotore del dialogo interreligioso. Originario di Hebron, in Cisgiordania, ha lasciato il suo Paese durante la prima intifada e ha visto crescere la comunità islamica in Italia di cui è stato anche presidente a partire dal 2010. Da oltre 20 anni vive da noi, dove ha studiato all'Accademia Italiana della Moda e Design di Firenze. Nel 1991 ha fondato la Comunità Islamica Toscana, di cui è stato responsabile culturale fino al 2001 quando ne è diventato imam.
Izzedin, siamo alla vigilia della fine del Ramadan. Cosa sta preparando la comunità fiorentina per il 21 aprile?
Sarà una giornata di festa che inizierà all’alba nelle abitazioni delle famiglie musulmane e che poi proseguirà nel luogo della preghiera, ossia alle Cascine. A partire dalle 8.30 è prevista la recitazione del Corano, a cui si aggiungerà il sermone che l’imam farà alla comunità per ringraziare il Signore che abbiamo potuto digiunare in questo mese. Crediamo che parteciperanno a questo gesto tra i cinque/sei mila fedeli dalla realtà fiorentina. Una volta conclusa la preghiera comunitaria, si continuerà a festeggiare in casa con il pranzo e nel pomeriggio le famiglie andranno a trovare altre famiglie musulmane del territorio.
Il Ramadan è un appuntamento molto atteso dai fedeli musulmani ma attira l’attenzione anche di quanti non praticano la vostra religione. Può spiegarci il significato di questo gesto che compite annualmente?
Il Ramadan è un momento di grande gioia. Il fedele musulmano attende questo appuntamento da un anno all’altro innanzitutto perché dimostra a sé stesso che ha la capacità di disciplinarsi. Il concetto di Ramadan è smettere di mangiare, bere e avere rapporti sessuali con la propria moglie dall’alba fino al tramonto. Sono tutte cose lecite normalmente ma alla chiamata del Signore ci si astiene perché uno abbia la capacità di allontanarsi dalle cose non lecite secondo la visione musulmana. E’ una scuola di autodisciplina, di pazienza e di rispetto verso l’altro, il prossimo, e quindi di solidarietà. Quando uno smette di mangiare e di bere comincia a pensare agli altri fratelli che magari abitano vicino alla propria casa e non hanno la possibilità di mangiare. Il Ramadan, quindi, spinge i fedeli musulmani a compiere gesti di solidarietà verso chi è nel bisogno. Tutto questo aumenta la spiritualità e la fede del credente.
Quest’anno il Ramadan è coinciso con la Pasqua ebraica e cristiana. Qual è lo stato di salute dei rapporti tra le tre religioni monoteiste, soprattutto in una città come Firenze che si è sempre distinta per il dialogo tra i popoli?
La nostra Costituzione italiana garantisce la libertà religiosa per ogni credente e per ogni gruppo sociale. In questo contesto, l’eredità di Giorgio La Pira è molto positiva. Nella nostra realtà fiorentina il rapporto di cittadinanza tra le diverse fedi e confessioni è di grande rispetto, di stima e addirittura di collaborazione per il bene comune della nostra città e del nostro Paese. Ciò poi ha permesso di fare un grande lavoro interreligioso e interculturale.
Qual è il ruolo che le religioni possono svolgere a favore della pace in un contesto in cui viviamo quella che Papa Francesco ha definito la terza guerra mondiale a pezzi?
La comunità islamica lavora per la costruzione della pace. Le guerre vengono fatte da chi possiede le armi e perciò concordiamo con il Pontefice quando dice: “Maledetti coloro che producono gli armamenti!”. Con le guerre si distruggono l’umanità e l’universo. Perciò preghiamo il Signore, particolarmente in questo benedetto mese di Ramadan, che chi ha la responsabilità dei popoli investi il denaro non nelle armi ma per la scuola, la sanità e il benessere complessivo dell’essere umano. Se ciò accadrà non solo avremo un mondo migliore ma anche una crescita spirituale e culturale.
Qual è invece la condizione attuale della comunità musulmana fiorentina?
Direi che è una comunità che fa ormai parte del tessuto sociale, culturale ed economico della realtà cittadina. Certamente, però, il quadro non è così completo per via della questione della moschea. Manca un luogo degno di questa comunità e di questa città che si caratterizza per l’arte e per la bellezza.
A proposito della moschea, sappiamo che a fine mese è stato fissata una nuova data di esecuzione di sfratto dal garage di piazza dei Ciompi. Siete quindi alla ricerca di un nuovo locale che possa ospitarvi. Ci sono novità in questo senso?
Purtroppo non ci sono aggiornamenti. Siamo all’anno zero anche se continuiamo la ricerca. Abbiamo visto decine, centinaia di locali ma o non sono adatti alle nostre esigenze o non abbiamo trovato l’accordo con i proprietari.
Sfumata la possibilità di una moschea a Sesto Fiorentino, escludete l’ipotesi di costruire una nel territorio cittadino?
Anche per quanto riguarda il progetto della costruzione di una nuova moschea è tutto fermo.
Sin qui le parole dell’imam che, come avete potuto leggere, è molto rammaricato per la vicenda della moschea. Due anni fa andò all’aria l’idea di una nuova costruzione a Sesto, con la sponda anche della Diocesi, mentre a inizio 2023 è arrivata la tegola dello sfratto che è già stato rimandato una volta ma che ritorna in questi giorni insieme ai problemi di ordine pubblico. Per questi motivi, è grande la preoccupazione delle istituzioni con il Comune in prima fila che vuole giungere ad una soluzione almeno temporanea in attesa di comprendere quali sono le proposte dei vertici della folta comunità musulmana.
Gli occhi dell’opinione pubblica, però, sono puntati anche su ciò che si muove in città per via delle polemiche sorte all’inizio del mese di Ramadan quando il preside del Marco Polo, Ludovico Arte, ha concesso agli alunni di fede islamica un’aula dove svolgere la preghiera di mezzogiorno. Una decisione che ha spaccato in due la cittadinanza tra favorevoli e contrari, attirando l’attenzione anche dei mass media nazionali. C’è chi ha invocato la laicità dello Stato e della scuola pubblica e chi invece è per un’apertura di credito nei confronti di quella che è ormai una realtà molto importante del panorama locale e nazionale.