Betori: "Un'unità tutta rivolta a Cristo non è mai fine a se stessa"
In queste settimane sono tantissime in Italia e all'estero le messe che si stanno celebrando in suffragio di monsignor Luigi Giussani in occasione del 19° anniversario della sua morte che cade il 22 febbraio.
Una ricorrenza particolare quest'anno visto che il 2024 coincide con i 70 anni della nascita del movimento di Comunione e Liberazione mentre l'11 febbraio scorso è stato il 42° anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità.
Anniversari che CL ha inteso rimarcare con un'udienza nelle scorse settimane da Papa Francesco a cui hanno partecipato il presidente della Fraternità Davide Prosperi e il vescovo Filippo Santoro, attuale responsabile dei Memores Domini, a cui è seguita una lettera del Santo Padre diffusa a tutti gli iscritti.
Come avviene ogni anno, anche la comunità fiorentina di Comunione e Liberazione si è riunita in preghiera per ricordare il Giuss. La celebrazione, presieduta dal cardinale arcivescovo Giuseppe Betori, si è svolta mercoledì 21 febbraio nella Basilica della Santissima Annunziata ed ha registrato una grande partecipazione di tutte le articolazioni del movimento.
La messa è stata legata a una speciale intenzione di preghiera: “Desideriamo servire con tutte le nostre energie la Chiesa e i suoi pastori, certi che solo nella sequela quotidiana a Cristo e al Suo Vicario è possibile vivere la vera unità tra noi e servire il bene degli uomini del nostro tempo”.
Il tema dell'unità è stato anche al centro dell'omelia pronunciata dal cardinale Betori che è partito da una riflessione sul profeta Giona di cui parlava la Liturgia della Parola. “Molte volte don Giussani vi ha ricordato che il cristianesimo è un avvenimento. E' il personale riconoscimento di questo avvenimento di Cristo nelle proprie vite a generare la grazia di quella unità che Papa Francesco vi ha indicato recentissimamente a custodire. Un'unità che non è frutto di uno sforzo, di un progetto ma rifiorisce laddove semplici, poveri peccatori fanno esperienza della misericordia di Dio che, come per Giona, supera le nostre vite. Un'unità tutta rivolta a Cristo, mai fine a se stessa, mai introversa, che ha per orizzonte tutti gli uomini affinché il carisma sappia interpretare sempre più adeguatamente i tempi in cui siete chiamati a testimoniare la nostra fede in Gesù Cristo”.
“Di questo vostro essere uniti a Cristo presente – ha proseguito l'arcivescovo – in un'apertura totale alla realtà dei nostri tempi, agli uomini e alle loro ferite e domande, in questi quindici anni e qualche mese di mio ministero episcopale in Firenze ho potuto fare esperienza diretta. Tanti sono i motivi della mia personale gratitudine per la vostra presenza nella nostra diocesi. Mi limito solo a ricordare i tanti testimoni che, in questi anni, sono stati donati a voi e non solo a voi. Desiderando una sempre più viva immedesimazione con l'esperienza di don Giussani, essi hanno finito per rendere presente nella loro carne l'umanità di Cristo stesso testimoniandoci il compimento della fede”.
Un passaggio, quest'ultimo, che è stato interpretato da molti presenti come un saluto dell'arcivescovo alla comunità fiorentina di Comunione e Liberazione, visto che si stanno intensificando le voci della nomina del suo successore all'indomani della visita ad limina dei vescovi toscani prevista per inizio marzo.
Saluti e ringraziamenti che sono stati ricambiati da Andrea Daniotti, responsabile della Fraternità nella diocesi del capoluogo toscano, che al termine della messa, ha ripreso il discorso dell'unità affrontato da Betori. “Papa Francesco, nella sua recente lettera ci raccomanda di avere cura dell'unità tra noi. Essa solo, infatti, nella sequela al Pastore della Chiesa, potrà essere nel tempo custode della fecondità del carisma che lo Spirito Santo a donato a don Giussani. Mi sembra la stessa esortazione che Gesù fa, nel brano di Giovanni per 11 volte, nel rimanere uniti a Lui come il tralcio che non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite e ad amarci gli uni gli altri come Lui ha amato noi”.
“Grazie Eminenza per l'amore che Lei ci manifesta di cui siamo stati investiti in tanti momenti della nostra storia recente, specialmente in quelli più dolorosi e misteriosi che hanno accompagnato la morte di nostri grandi amici. Amore che sperimentiamo nella sua disponibilità ad ascoltarci e nella sua attenzione alle nostre vicissitudini anche più personali. Grazie per l'unità che Lei vive con il Santo Padre. Vedere Lei ci ha aiutato a desiderare per noi la stessa unità e vicinanza al Papa e agli uomini, quello che Giussani ha sempre perseguito fino ad accettare a volte anche l'umiliazione personale per l'amore all'unità del movimento e del movimento alla Chiesa”, ha aggiunto.
Desideriamo radicarci sempre di più in questa verità, impegnare sempre di più tutta la nostra libertà perché il Signore possa compiere il miracolo della nostra unità e perché, attraverso questa, il mondo creda in Lui. Eminenza, continui a sostenere questo nostro desiderio e a pregare per la nostra fede. Noi faremo lo stesso per Lei”, ha concluso Daniotti.