L'università pubblica e laica apre le porte alle fedi e alla preghiera
In un mondo in cui Dio e il fatto religioso sono stati relegati alla sola sfera privata, fa ben sperare la notizia giunta dall'Università di Firenze dove è stata aperta una “Stanza del silenzio”.
Questo nuovo spazio si trova nella biblioteca del polo della Facoltà Scienze Sociali di Novoli ed è stato pensato per favorire il raccoglimento, la preghiera e la meditazione da parte di professori e studenti. Sarà un luogo inclusivo e di dialogo, aperto a tutte le religioni e le sensibilità.
Il progetto era stato annunciato a inizio aprile dalla rettrice Alessandra Petrucci, che l'ha fortemente voluto e promosso nell'anno del centenario, con l'idea di metterlo in pratica prima dell'inizio dell'estate. Promessa mantenuta visto che l'inaugurazione è avvenuta ieri, a nemmeno un mese dalla prima comunicazione pubblica.
La Stanza rappresenta il risultato dell’impegno concreto che l’Ateneo fiorentino ha assunto per favorire il dialogo tra le diverse sensibilità religiose in un momento in cui i popoli e le religioni sono messe spesso in contrapposizione. E' un primo esperimento che, nei prossimi mesi, potrebbe ripetersi anche in altre sedi visto che l'università è presenti in diversi contesti cittadini.
L'iniziativa favorirà particolarmente gli studenti musulmani che finalmente avranno un luogo dove svolgere la preghiera rituale giornaliera che finora erano costretti a recitare nei sottoscala del plesso di Novoli, come si vede anche in altre parti d'Italia.
Il risultato gioverà però anche agli universitari ebrei, cristiani o di qualsiasi altra sensibilità religiosa. Uno spazio interno dedicato interamente alla dimensione della fede è un segnale di grande attenzione da parte di una delle Istituzioni pubbliche e laiche più prestigiose del territorio cittadino.
Si tratta sicuramente di un passo avanti notevole nel rispetto e nella promozione delle religioni se pensiamo che nella precedente gestione del rettore Luigi Dei era stato approvato un regolamento per la concessione in uso temporaneo agli studenti di spazi dell’Ateneo dove, all'articolo 1, si leggeva che “gli spazi dell'università non possono in ogni caso essere concessi per lo svolgimento di manifestazioni e iniziative di mera propaganda religiosa”.
Per fortuna negli ultimi anni c'è stata una marcia indietro rispetto a questa visione laicista dell'università forse anche per le notizie di politica internazionale che impongono il dialogo tra i popoli e le religioni per favorire la pace seguendo l'eredità del sindaco santo di Firenze, Giorgio La Pira.
L'idea di una Stanza del silenzio è nata dalle esigenze degli studenti ma è stata raccolta dal rabbino capo di Firenze che l'ha poi proposta alla rettrice. Comunque questo spazio è anche il frutto di un percorso improntato sull’apertura e l’incontro avviato nei mesi scorsi anche con l’evento tra i rappresentanti delle diverse confessioni che hanno incontrato gli studenti in Aula magna lo scorso primo febbraio.
Un cammino che viene da lontano se pensiamo alla Scuola di Alta formazione per l'educazione al dialogo interreligioso e interculturale voluta dall'allora vicario generale dell'arcidiocesi mons. Andrea Bellandi, dall'imam Elzir e dal rabbino Levi.
Un'unità e una concordia non di facciata che si è respirata anche nel corso della cerimonia di inaugurazione, un momento semplice ma molto partecipato. Insieme alla rettrice c'erano tutti i rappresentanti delle principali confessioni religiose presenti in città. Da parte di tutti il plauso per un'iniziativa che, come ha ricordato la stessa Petrucci, ha preso spunto dallo “Spazio dello Spirito” dell'Ospedale pediatrico Meyer.
Anche in quel caso è stato progettato come un luogo per il libero raccoglimento, la meditazione e la preghiera. La sua struttura circolare vuole favorire il silenzio e l'ascolto. E' aperto a tutti i culti, alla meditazione e alla riflessione laica. Il lato destro è dedicato ai culti cristiani mentre quello sinistro il culto islamico ed ebraico.
“Visitare quel luogo – ha ricordato la rettrice – era già stata un'esperienza forte che oggi rivivo nel momento in cui dedichiamo questo spazio alla Stanza del Silenzio aperta a tutta la comunità accademica e non solo. E' un luogo speciale che offre protezione e consolazione, uno spazio per la meditazione e anche per il dialogo, per la riflessione e per il confronto. E' un luogo plurale, senza simboli o ideologie. In una cultura improntata al rumore e alla solitudine del virtuale, questo luogo invita ad ascoltarsi”.
Proseguendo la Petrucci ha affermato che “apprezzo in una zona universitaria questa opportunità di sperimentare il senso d'incontro con se stessi e con gli altri e sono certa che questa iniziativa sia un contributo importante al recupero di questa dimensione”.
Sulla stessa lunghezza d'onda l'imam Izzedin Elzir: “Una Stanza del Silenzio non vuol dire non parlare e non discutere ma avere la possibilità di scoprire noi stessi. Dove ci sono più spazi di meditazione e di preghiera vuol significare più libertà. La nostra è una laicità accogliente nei confronti di tutte le diversità considerandole una ricchezza. Questa è una Sala aperta a tutti coloro che intendono condividere, discutere, dialogare e scoprire la ricchezza degli altri. Tutti devono potersi sentire se stessi anche nella loro dimensione religiosa. Il dialogo ha portato risultati positivi perché le diverse fedi religiose lavorano nell'interesse comune”.
Un altro protagonista di questa strategia di apertura e di confronto è certamente l'abate di San Miniato, padre Bernardo Gianni, che nell'ottobre scorso si era reso anche promotore di una grande marcia per dire no alla guerra e al terrorismo. “Quella di oggi è una piccola rivoluzione antropologica perché in un'università pubblica, laica, destinare una Sala all'inazione in un tempo in cui l'arroganza del fare vorrebbe posizionarci anche intellettualmente gli uni contro gli altri, questo spazio è fecondo ed esprime una diversa visione dell'umano che la nostra contemporaneità può tornare a riavere: pensare l'umano in termini anzitutto di ascolto, di quiete, di meditazione, di concentrazione, possibilmente di contemplazione e di preghiera. Solo fermandoci possiamo scoprire che non possiamo possedere tutto come risorsa risolutiva ed espressiva delle nostre ideologie ma, al contrario, aprirci con stupore a quello che altri potranno dirci e che la parola partorita dal silenzio potrà finalmente farci intuire”.
Un piccolo seme, ha sottolineato il rabbino Gad Piperno, ma con un grande significato. “Per prendere le decisioni serve il sentire, serve il cuore, quel momento di spiritualità interiore che va al di là del ragionamento e della razionalità. Le decisioni assunte in preda ad un sentire troppo veloce che non tiene conto anche della nostra razionalità porta comunque a scelte sbagliate. Servono allora tutte e due le cose insieme. Questo luogo può aiutare tutti. Poter avere un momento di riflessione in noi stessi serve a noi e la speranza è che persone di religioni e credi diversi possano incontrarsi, ciascuno facendo la propria preghiera ma avendo anche quel momento di complicità tra di loro”.
All'apertura del nuovo spazio sono intervenuti anche Letizia Perini, consigliera città metropolitana, Gaia Moretti, in rappresentanza degli studenti dell'Ateneo, Melody Crea, rappresentante comunità Bahai, Anna Maria Shinnyo Marradi, abate del tempio Shinnyo di Firenze, don Matteo Galloni della Fondazione Amore e Libertà Onlus, Yahya Lahjab, membro dei giovani musulmani di Italia - sezione di Firenze.