Simoncini: “Rafforzare il legame tra l'Opera del Duomo e i fiorentini”
Nel 2023 i visitatori dei monumenti del Duomo di Firenze sono stati 1.328.522 con un incremento significativo rispetto all'anno precedente. Un dato che dimostra come il flusso turistico sia ripreso in maniera regolare dopo le limitazioni dettate dalla pandemia di Covid-19.
A comunicarlo è il Bilancio che l'Opera di Santa Maria del Fiore ha pubblicato per l'ottavo anno consecutivo. Uno strumento a disposizione di cittadini, fedeli, istituzioni, partner e fornitori per essere edotti sulle attività svolte nel corso dell’anno e gli obiettivi raggiunti.
Il documento, infatti, va oltre la semplice e tradizionale rendicontazione di carattere economico e finanziario, dando ampio spazio alle attività di restauro e manutenzione dei monumenti, principale finalità statutaria e in definitiva motivo di esistenza dell’Ente.
Tra gli interventi principali del 2023 si segnalano la realizzazione della controbussola della Balla della Cattedrale e il rialzamento della balaustra della lanterna della Cupola. È stato completato il restauro delle sale chiuse del Campanile di Giotto, mentre è stato avviato quello della volta musiva del Battistero, che si protrarrà per circa sei anni.
Inoltre, sono stati eseguiti diversi interventi di restauro nella Cattedrale e avviato il progetto di recupero dell'organo originariamente situato nella bifora centrale del matroneo del Battistero, con l'obiettivo di restituire al suo antico splendore uno dei tesori musicali del nostro complesso monumentale.
Nel Bilancio Annuale trovano spazio le descrizioni dell’attività religiosa per la quale la Cattedrale di Santa Maria del Fiore è stata costruita, nonché quella svolta dall’Archivio storico. Particolare attenzione è dedicata alla comunicazione che ha rappresentato anche quest’anno un importante collegamento tra l’Opera e il suo pubblico attraverso i media tradizionali, i social e il sito web.
Ai visitatori dell’Opera è stato indirizzato un questionario, finalizzato a raccogliere informazioni relative all’esperienza di visita e sull’impatto sociale percepito a seguito della visita. Stessa cosa è avvenuta con gli stakeholder, cui hanno risposto circa 600 persone tra dipendenti, privati cittadini, istituzioni civili e religiose, fornitori, operatori turistici e accademici.
Anche l’edizione 2023 del Bilancio Annuale, così come la precedente, contiene un approfondimento sulle buone pratiche ambientali dell’Opera di Santa Maria del Fiore. In particolare, viene trattata la sostenibilità ambientale, e le principali sfide a questa connesse, per quanto riguarda: la gestione dei rifiuti, volta a massimizzare la differenziazione e ottimizzare la logistica; le soluzioni green adottate negli uffici, per ridurre l’impatto ambientale dell’attività quotidiana; i progetti di ricerca, volti a sperimentare soluzioni innovative nel rispetto del patrimonio storico e artistico.
Sono state condotte anche delle interviste singole a tre rappresentanti del Consiglio di Fabbriceria tra le quali spicca quella ad Andrea Simoncini, docente di diritto costituzionale presso l'Università di Firenze, di cui riportiamo ampi stralci.
“Essere consigliere dell’Opera Santa Maria del Fiore è un incredibile privilegio perché vuol dire contribuire, per un breve lasso di tempo rispetto a tutta la storia quasi millenaria che ha questa istituzione, al mantenimento, alla crescita, alla protezione e alla valorizzazione di un patrimonio unico al mondo, nato dall’incontro tra la fede cristiana e l’autonomia civica di Firenze. Pensare che, come consiglieri, abbiamo questa responsabilità fa veramente da un lato venire i brividi, dall’altro è molto entusiasmante.
Innanzitutto, va sottolineato il significato stesso della nostra esistenza: non siamo un’impresa che cerca freneticamente di comprendere l’impatto sociale positivo attraverso la scrittura sfrenata e l’invenzione di storie improbabili. Noi siamo, essenzialmente, una fabbrica. Questo concetto costituisce l’autocoscienza della nostra istituzione, che si definisce “fabbriceria”. In realtà, siamo un vero e proprio cantiere, incaricato di preservare costantemente il nostro patrimonio.
Tuttavia, è essenziale non trascurare la funzione primaria dell’Opera di Santa Maria del Fiore, ovvero quella di essere una chiesa. Questa istituzione rappresenta fisicamente e visibilmente il sacro all’interno della società. Pertanto, dal mio punto di vista, l’impatto sociale dell’Opera risiede principalmente nel suo stesso esistere, nel fatto che questo edificio rimanga come simbolo che ricorda in un mondo sempre più secolarizzato.
Infine, ma non per importanza, il senso sacro che rimane all’interno della prospettiva trascendente, permeando la realtà. Il senso di armonia derivante dall’arte assume un ruolo centrale e insostituibile in questo contesto. Questo richiamo fondamentale alla trascendenza contribuisce in maniera insuperabile all’esperienza complessiva, sottolineando l’importanza e l’influenza duratura del sacro e dell’arte nella nostra realtà.
Se improvvisamente venisse tolta l’Opera, questo avrebbe un impatto devastante sul contesto. Oltre al fatto che Firenze perderebbe un elemento significativo, si creerebbe un vuoto profondo e incolmabile. Non si tratterebbe semplicemente di una questione di rimozione di una chiesa o di un museo, ma della scomparsa di qualcosa di molto più ampio. La rimozione dell’Opera lascerebbe un’assenza che va oltre la struttura fisica e coinvolge il tessuto stesso della comunità, con le persone che vi lavorano. Questo aspetto cruciale deve essere messo in evidenza, poiché l’Opera contribuisce in modo unico e insostituibile al carattere e all’identità della città.
Il nostro patrimonio storico-artistico fa parte delle poche cose che hanno contribuito a definire il carattere umano e l’umanità stessa. In un’era dominata dall’artificiale, il valore delle cose che portano con sé una connotazione umana, secondo me, aumentano.
Il problema che affrontiamo a volte riguarda la gestione del flusso turistico, che può superare la capacità di accoglienza. A volte ci troviamo fuori dalla nostra disponibilità e questa situazione si riflette nelle lunghe code. In effetti, se fossi un turista a Firenze, dover fare la fila per due ore per accedere alla Cattedrale potrebbe risultare frustrante. Nonostante la bellezza straordinaria del luogo, la necessità di attendere così a lungo potrebbe scoraggiare anche il visitatore più entusiasta. Questo aspetto richiede una riflessione seria, perché oltre alla meraviglia artistica, è necessario considerare l’esperienza pratica del turista, il che potrebbe richiedere un approccio più efficiente e gestibile.
Penso che per i cittadini di Firenze possiamo fare di più per preservare quel senso di identità e appartenenza , che spesso si sviluppa attraverso iniziative coinvolgenti, ad esempio, con le scuole. Potremmo organizzare un programma che coinvolga tutte le scuole fiorentine, permettendo alle classi di visitare regolarmente il Museo, la Cattedrale, la Cupola e il Campanile.
Rafforzare questo legame di appartenenza potrebbe anche implicare un maggior sforzo nella promozione di sconti per i residenti fiorentini e altre iniziative incentrate sulla comunità locale. In definitiva, possiamo fare di più per coinvolgere attivamente il popolo di Firenze, che è il vero proprietario dell’Opera del Duomo”.