La "guerra" di Niccolò nei versi dei poeti vincitori del Concorso
Lo scorso fine settimana è stato caratterizzato dagli eventi legati al Concorso di poesia intitolato a Niccolò Bizzarri. Nella città di Firenze sono giunti i dieci vincitori di questa terza edizione che sono stati premiati in una cerimonia pubblica in Palazzo Vecchio prima di partecipare ad un seminario poetico presso il Gabinetto Vieusseux. Nel mezzo, ci sono state la visita alla mostra di Lucio Fontana al Museo Novecento e una serata di canti al Piazzale Michelangelo.
Un programma fitto e ricco di tante iniziative che dimostrano quanto il Premio sia ormai presente e radicato nella vita culturale della città, e non solo. Un risultato importante raggiunto grazie all'impegno e alla caparbietà degli Amici di Nicco, ossia l'associazione nata a seguito della tragica ed inaspettata morte dello studente fiorentino a causa di un banale incidente con la carrozzella, mentre era nei pressi della sua università.
Il Concorso, quindi, ha lo scopo di far conoscere a tutti l’esperienza di vita di questo ragazzo, la cui memoria è ancora molto forte tra quanti lo hanno incontrato, e di permettere ad alcuni poeti “in erba” di maturare nella propria passione artistica, attraverso il confronto con dei maestri di caratura nazionale. Proprio ciò che aveva fatto Niccolò che, per crescere nella scrittura, si era messo in contatto con Davide Rondoni.
Lo spunto della terza edizione era partito proprio dalla sua poesia dedicata alla malattia di cui soffriva fin da piccino, la Distrofia Muscolare di Duchenne, in cui scriveva: "ogni giorno vinco una guerra / senza che nessuno se ne accorga". La "guerra" a cui Niccolò si riferiva era la esperienza di malato grave, ma ognuno può leggerci dentro le difficoltà, le sfide e le contraddizioni che abitano la vita di tutti i giorni e che spesso portano a rinnegare la scintilla di bellezza che si mostra nel primo impatto con le cose.
Un tema affascinante che ha richiamato tanti giovani poeti che si sono cimentati con la scrittura ed hanno partecipato al Concorso. Tra essi la giuria, composta da esperti del settore, tra cui il famosissimo Daniele Mencarelli, ha selezionato i dieci vincitori (tutti under 25) che sono: Costanza Biagiotti, Sara Boukalam, Elvio Carrieri, Alessandro Conte, Sabrina Fraire, Sara Gallicchio, Christian Negri, Eleonora Pasqualetto, Matilde Rossinelli e Antonio Valentino.
A loro si è rivolto Angelo, il babbo di Niccolò, intervenendo alla cerimonia di premiazione nel Salone dei Cinquecento. Lui ha voluto consegnare loro una caratteristica fondamentale per un poeta, ossia la categoria della possibilità. “Questa è la categoria suprema della ragione, una ragione aperta al mistero dell'essere. E' innescata da un fattore evidente, talvolta censurato ma incontrovertibile, che è il fatto che non siamo padroni del nostro essere perché si nasce senza che nessuno ci abbia chiesto il permesso, perché abbiamo una fisionomia, un temperamento, una fisiologia, inoltre abbiamo una capacità riflessiva che ci permette di prendere coscienza di tutto questo”.
Partendo da qui, ha detto Angelo, “il poeta deve proseguire l'opera indagatrice del mistero dell'essere fino al punto estremo: scegliere tra un'apertura alla possibilità di una soluzione alla drammaticità della vita oppure negare tutto e intrappolarsi nel groviglio di desideri e sensazioni che sorgono dal cuore ma sono indirizzati dal potere di turno”.
Niccolò aveva questa apertura alla possibilità di una Presenza che offre delle ragioni a tutta la drammaticità della vita. Lo ha ricordato la mamma Carolina. “Il desiderio ardente della felicità era chiaro in lui che non si sentiva ostacolato in questa ricerca dal limite imposto dalla sua malattia. Seguendolo nel suo desiderio di vita, anche dopo la scomparsa, i suoi amici hanno ideato il concorso e si sono impegnati nella sua realizzazione. Questa è l'attrattiva che la vita e l'atteggiamento verso la vita di nostro figlio, possono esercitare ancora oggi su di noi. La sua instancabile ricerca della felicità in tutte le pieghe dell'esistenza, in tutti gli angoli della giornata, ricerca che rendeva per lui evidente in ogni cosa, il punto sostenibile, la scintilla d'oro. Da qui, dal bene che riconosceva presente in tutte le cose, pur drammatiche, nasceva la sua speranza”.
Una conquista ottenuta da Niccolò ma che ciascuno può raggiungere nelle proprie giornate. E proprio per ricordare e diffondere la speranza che la vita di Niccolò testimonia per i suoi amici è nata l'associazione che porta il suo nome. Tra le attività di questo sodalizio non c'è solo il concorso perché, infatti, in meno di tre anni, sono già state pubblicate le poesie di Niccolò, che poi sono state presentate a San Miniato al Monte, nonché due antologie che raccolgono i versi dei vincitori delle passate edizioni del concorso. Inoltre, c'è stata una lettura di poesie in Piazza Santo Spirito nell'ambito dell'estate fiorentina e l'associazione è stata presente con uno stand al Met to Meeting organizzato a inizio luglio. L'ultimo appuntamento, invece, è stato la presenza a Rimini dove alcuni amici di Niccolò hanno registrati una puntata del podcast Book corner a cura dell'Associazione Italiana Centri Culturali.
Un percorso lungo che però necessita di una presa di coscienza e di consapevolezza di quelle che sono le ragioni di questo impegno, come ha spiegato Filippo Ungar, amico di Niccolò e tra i principali promotori dell'associazione. “Abbiamo iniziato seguendo lui, la sua passione per la poesia e in questi anni ci siamo accorti di due contributi significativi che un'iniziativa di questo tipo può portare: il primo è che la poesia, intesa come comprensione della realtà attraverso il linguaggio, poggia su un'osservazione attenta della propria esperienza di vita. Per scrivere una poesia bisogna precisare la propria percezione del mondo ed essere attenti a sé. In secondo luogo la poesia mette per iscritto le domande, le aspirazioni più intime dell'uomo e della donna perché è alla ricerca del significato della realtà. La poesia avvicina la realtà quotidiana a quella universale”.
Uno sforzo riconosciuto anche dalle istituzioni, a partire dal Comune rappresentato dal vice sindaco e assessore alla cultura, Alessia Bettini, che rivolgendosi idealmente allo stesso Niccolò ha detto: “Tutti ci siamo resi conto della tua battaglia, della tua vitalità, della tua grande energia, intelligenza e capacità di vedere le cose da un altro punto di vista. La tua speranza, la tua visione del mondo è presente più che mai”. Sulla stessa lunghezza d'onda la rettrice dell'Università di Firenze, Alessandra Petrucci. “Attraverso le sue parole, ci sono la speranza, la certezza, la forza, la premura, la tenerezza, l'energia, il dubbio e la fede. Ci sono i genitori, ci sono gli amici. C'è questa rete di giovani che trovano in questa occasione il senso di una vicinanza spirituale, lo stimolo alla riflessione, il saper accettare delle non risposte che fanno parte dell'esistenza di ciascuno di noi”.