25 nuove pietre d'inciampo aspettando il Giorno della Memoria
Siamo alla vigilia di un importante appuntamento: la Giornata della Memoria delle vittime dell'Olocausto, istituita in Italia nel 2000 e celebrata il 27 gennaio di ogni anno. Non stiamo parlando soltanto di un momento, formale quanto doveroso, di ricordo di una delle tragedie peggiori del cosiddetto “secolo breve”, ma anche di un'occasione di impegno civile affinché l'indifferenza non sia la cifra dei nostri tempi.
La memoria, però, non può essere la priorità di un giorno ma deve diventare pratica frequente e quotidiana, soprattutto per le giovani generazioni. Per questo troviamo molto interessante e significativo il gesto compiuto nella città di Firenze nella settimana precedente il 27 gennaio. Ci riferiamo alla posa di 25 nuove pietre d'inciampo intitolate ad altrettanti cittadini, vittime della deportazione nazista e fascista, che da ora in poi saranno ricordati nei luoghi in cui vissero.
Si tratta di una nuova tappa del progetto, voluto dalla Comunità Ebraica di Firenze e dal Comune, che ha preso il via dopo l’approvazione dell’apposita delibera nel 2019. Le piccole targhe in ottone, realizzate dall'artista tedesco Gunter Deming, sono incastonate su cubetti di cemento che vengono incassati nel selciato di fronte all’ultima abitazione della vittima. Nel capoluogo toscano le prime undici apposizioni sono state effettuate il 9 gennaio 2020 cui si sono aggiunge le 13 collocate il 23 gennaio dello stesso anno e le 24 del maggio 2021.
Le cerimonie più recenti, invece, sono avvenute in due tappe: martedì 18 e giovedì 20 gennaio e, per la prima volta, hanno riguardato anche deportati politici tra cui c'era Bruno Baldini, strenuo oppositore al fascismo, che fu perseguitato politico e deportato a Mathausen assieme a numerosi antifascisti e resistenti toscani arrestati nel giugno ‘44. Ai due ultimi appuntamenti hanno partecipato tra gli altri l'assessore alla Cultura della Memoria e Toponomastica Alessandro Martini , l'assessore regionale alla Cultura della Memoria Alessandra Nardini, il presidente della Comunità Ebraica di Firenze Enrico Fink oltre ai familiari e di rappresentanti di Aned, Anpi, Museo della Deportazione di Prato.
“Queste piccole pietre rappresentano un formidabile segno della memoria di queste persone e della loro tragica storia – ha detto Martini -. Una testimonianza che ci aiuta a non dimenticare, a trasmettere alle nuove generazioni la memoria di quello che accadde anche a Firenze e a tener alta la guardia per evitare che si ripetano". “Le pietre d’inciampo – ha aggiunto Nardini - sono importantissime, come lo sono i simboli e i monumenti che ci obbligano a ricordare, a non perdere coscienza di ciò che è stato, nelle nostre strade, nelle nostre piazze, nelle case in cui ancora oggi abitiamo, nei fondi dove oggi ci sono negozi in cui facciamo acquisti. Le pietre servono a far inciampare la nostra memoria, a farla soffermare, a impedirle di tirare dritto, di ignorare o dimenticare”.
Non è assolutamente banale ricordare che questi segni della memoria sono diventati 73. Non è un numero da poco dato che da Firenze sono partite verso i lager più di 300 persone che non hanno mai più fatto ritorno a casa. Tra questi, ad esempio, ricordiamo Diodato Gastone Sadun, nato a Firenze nel 1902 e assassinato ad Auschwitz il 31 ottobre 1944. La “sua” pietra è stata posta in via delle Oche 11, all’altezza del negozio di merceria di proprietà dello zio Leone Camerino dove Diodato Gastone lavorava. E proprio all’interno del negozio, il 13 dicembre 1943, fu catturato mentre stava già preparando la fuga in Svizzera insieme al fratello. Quasi certamente la cattura fu il frutto di una spiata: il famigerato Martelloni, nominato dai fascisti commissario agli affari ebraici, per poche lire di premio si portò via la sua vittima. Diodato Gastone venne trasferito nel carcere di Milano pochi giorni dopo il suo arresto a Firenze e deportato ad Auschwitz il 30 gennaio 1944. Dopo alcuni mesi di lavoro in una miniera di carbone, Diodato Gastone Sadun fu di nuovo condotto ad Auschwitz, dove fu ucciso il successivo 31 ottobre.
E' proprio la possibilità di entrare nelle pieghe così dolorose delle vite delle vittime dell'Olocausto che dimostra il successo dell'iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig, in memoria di cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti, partita negli anni Novanta del secolo scorso e che si è diffusa poi in diversi Paesi europei. Si stima che dal 1992 sono state poste più di 70.000 pietre in tutta Europa. Collocate davanti a edifici dove il deportato visse o fu catturato, di questi ne recano il nome, l’anno di nascita, la data, il luogo della deportazione e la data di morte. Scopo dell'iniziativa è preservare la memoria delle deportazioni, e l’inciampo rappresenta metaforicamente un invito alla riflessione.