domenica 14 maggio 2023
La Toscana diventa un modello con i nidi gratis per diecimila famiglie

L’Italia è alle prese con un calo demografico senza precedenti. Una vera e propria emergenza sociale che si è progressivamente estesa e che ora rischia di contagiare tutti gli aspetti della vita economica, compresa la sostenibilità dei servizi di assistenza e welfare. L’ennesimo allarme è stato lanciato agli Stati Generali della Natalità che si sono tenuti nei giorni scorsi a Roma.

Per comprendere l’entità di questa piaga basta un solo dato: negli ultimi 20 anni, dal 2002 al 2022, l’indice medio di natalità in Italia è passato dal 9,4 nati per mille abitanti a 6,7. Questo allineamento verso il basso fa sì che l’Italia sia il Paese a più basso indice di natalità in Europa.

Nel 2021 l’indice di fertilità misurato come numero di figli per ciascuna donna è stato di 1,25 in media in Italia, 1,26 nel Nord ovest, 1,31 nel Nord est, 1,19 al Centro, 1,23 al Sud e 1,27 nelle Isole. L’inverno demografico, quindi, riguarda oggi soprattutto il Sud dove il decremento è di 6,3 per mille residenti a fronte di – 2,6 per mille al Centro e di – 0,9 del Nord.

Le regioni in cui si è persa più popolazione negli ultimi anni nella forbice che mette a confronto i dati relativi ai nuovi nati e ai deceduti sono la Basilicata che l’anno scorso ha avuto un tasso di natalità per mille abitanti di 6 e di mortalità di 13, seguita dal Molise, dalla Sardegna e dalla Calabria. Arretra anche la Puglia mentre la Campania resta stabile ma solo perché regge la natalità delle città di Napoli e Caserta.

Nel 2022, comunque, la diminuzione del numero medio di figli per donna riguarda sia il Nord che il Centro e il Mezzogiorno si attesta a 1,26. Siamo molto lontani dal valore ideale di 2 figli per donna che segnerebbero la sostenibilità sociale.

Tutto ciò per dire che nel giro di qualche anno con 800mila morti a fronte di 300mila nascite, gli italiani passeranno dai 59 milioni attuali a poco più di 48. Previsioni fosche che avranno un impatto sulla vita del Paese. Ad esempio, nei prossimi dieci anni gli studenti italiani caleranno dai 7,4 milioni odierni a 6. Anche i dati economici non sono dei migliori: da qui al 2024 con gli attuali tassi di fecondità il nostro Paese rischia di perdere per strada il 18% di Pil.

L’erosione della popolazione scava in quella femminile fertile a fronte dello scarso numero degli asili nido e dei sostegni alle madri lavoratrici. Di ciò e di molto altro si è discusso sabato scorso a Firenze nel corso del convegno organizzato da “Scuole per Crescere”, una rete di scuole paritarie cattoliche, che comprende al suo interno circa 130 istituti di ogni ordine e grado presenti in Toscana e in Emilia Romagna.

L’iniziativa è stata l’occasione per un confronto a più voci per mettere l’accento sul tema della parità scolastica ma anche per dare l’annuncio che nei prossimi tre anni la Fondazione Italiana scuole materne aprirà 30 nuovi asili nido e amplierà quelli esistenti per un totale di mille nuovi posti.

Si tratta di un passo importante per la Fism che già oggi conta in tutta la Toscana 150 nidi 0-3, con 3.500 iscritti e oltre 2.500 addetti tra insegnanti e altro personale e 278 scuole materne, con 11.500 bambini iscritti e 1.500 operatori.

Un investimento sul futuro che, come ha spiegato il presidente Leonardo Alessi, nasce dalla grande risposta delle persone. “C’è voglia di stare insieme ed educare alla speranza le nuove generazioni. Questo si può fare insieme a chi ha anche responsabilità pubbliche”. Da qui la presenza di Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, che ha presentato la misura degli asili nido gratis, un modello di politiche a favore delle famiglie che presto potrebbe essere imitato da altre regioni. “Sicuramente – ha commentato Alessi – è un elemento importante e innovativo per combattere la battaglia contro il calo demografico che è uno dei più grandi problemi di questo paese”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Ernesto Pellecchia, direttore dell’Ufficio scolastico regionale della Toscana, che ha evidenziato gli aspetti positivi dell’ipotesi di offrire gratuitamente il servizio dei nidi. “E’ un’iniziativa della Regione estremamente importante perché va a dare un impulso decisivo al consolidamento del sistema integrato nella fascia 0-6 in Toscana”.

Il progetto “Nidi gratis”, voluto dalla Regione, mira ad allargare la platea dei bambini e delle bambine che possono beneficiare degli asili nido e degli altri servizi per la prima infanzia. Sarà pienamente operativo già dal prossimo anno educativo, a partire dal settembre 2023. I 40 milioni stanziati serviranno a sostenere la frequenza al nido di bambine e bambini di famiglie con Isee fino a 35 mila euro per l’anno 2023-2024.

Il contributo della Regione integra il bonus nidi erogato dall’Inps per ridurre la quota delle rette a carico delle famiglie. Mentre il bonus Inps viene concesso a rimborso, dopo che la retta è stata anticipata dalla famiglia, la Regione ha deciso di integrare direttamente la quota che eccede il rimborso Inps, praticando così una sorta di “sconto” fino a concorrere all’intero ammontare di una retta mensile massima di 800 euro. I genitori con Isee fino a 35 mila non dovranno quindi sborsare un euro. Ciascuna famiglia potrà beneficiare di uno sconto garantito dalla Regione Toscana fino ad un massimo di 5.800 euro per 11 mesi (settembre 2023-luglio2024).

Potranno accedervi i nuclei familiari con bambini e bambine, residenti in Toscana, con un’età fino a 3 anni e con Isee fino a 35.000 euro. Lo sconto della Regione viene riconosciuto per i nidi ma anche per Spazi gioco e Servizi educativi in contesto familiare.

A inizio marzo è stato approvato il bando regionale rivolto a Comuni e Unioni di Comuni mentre ad aprile è partito il bando rivolto alle famiglie. Nello stesso mese Comuni e Unioni di Comuni hanno individuato i servizi presso i quali sarà possibile beneficiare della misura Nidi gratis e hanno trasmesso l’elenco alla Regione.

A maggio sarà approvato dalla Regione l’elenco dei nidi presso i quali sarà possibile beneficiare della misura. Da fine maggio a fine giugno, le famiglie presentano domanda. Dopo l’istruttoria da parte di Regione e Comuni, entro il 10 agosto verrà approvato il decreto con l’individuazione dei beneficiari e l’assegnazione delle risorse a Comuni e Unioni di Comuni.

Da settembre le famiglie beneficeranno degli sconti garantiti dalla Regione e, fra ottobre e novembre, se vi saranno economie, verrà fatto un nuovo bando e riaperta la possibilità di presentazione delle domande. La previsione è di coinvolgere in prima battuta almeno 10.000 famiglie, per arrivare in futuro a coprire tutte quelle con Isee inferiore ai 35 mila euro.

“È una scelta politica chiara sul piano pedagogico-educativo, che rappresenta una rivoluzione epocale per la Toscana e lancia un messaggio al governo sulla necessità di investimenti per i servizi per la prima infanzia. Perché dobbiamo tutti renderci conto quanto è fondamentale garantire questi servizi per la fascia d’età sotto i tre anni”, ha detto il presidente Eugenio Giani.

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