Una vita in più: il cammino di rinascita e di fede di don Gianni
Per la newsletter di Pasqua ho pensato di ospitare una storia di riscatto e di speranza. Per farlo mi sono fatto aiutare da don Gianni Castorani che in queste settimane, insieme alla giornalista Gaia Corrao, è in libreria con “Una vita in più” in cui racconta il suo cammino di rinascita e di fede.
La vita, a volte, ci riserva strane sorprese. Non tutte piacevoli, non tutte desiderabili. Eppure, anche dalle situazioni più oscure e misteriose può fiorire qualcosa di inatteso e straordinariamente bello. E’ il caso di questo prete fiorentino che, da un momento all’altro, si è trovato con la vita appesa a un filo e che oggi invece racconta la sua miracolosa guarigione.
Don Gianni è sacerdote dall’aprile del 2010. Ha studiato presso la Facoltà Teologica dell’Italia centrale a Firenze. Prima aveva frequentato per tre anni la scuola di evangelizzazione internazionale Jeunesse Lumière fondata da padre Daniel Ange. Nel 2005 aveva iniziato un gruppo di evangelizzazione in Italia chiamato le Sentinelle del Mattino di Pasqua e nel 2007 con l’ausilio di alcuni giovani aveva impiantato la sezione italiana della scuola proprio nel capoluogo toscano.
Da molti anni, quindi, don Gianni svolge il suo ministero prevalentemente con i giovani nell’evangelizzazione di strada, sulle spiagge, nelle discoteche, nelle scuole e nei luoghi di ritrovo. Tutto bene fino alla notte tra il 26 e il 27 aprile del 2021. Il sacerdote stava riposando nel monastero dello Spirito Santo che si trova alla periferia di Firenze, nel territorio di Bagno a Ripoli, e che è diventato la sede operativa della sua scuola di evangelizzazione.
Niente lasciava presagire qualcosa di strano. Il pomeriggio don Gianni era stato a giocare a tennis e la sera dopo cena aveva visto il film Johnny Stecchino di Roberto Benigni. Una volta a letto venne svegliato nel cuore della notte da un forte bruciore al viso che poi si associò ad uno strano formicolio al braccio destro. Era in atto un ictus. Il suo corpo era in preda alle convulsioni, la lingua si era bloccata e quindi non era in grado neppure di chiedere aiuto. Passeranno delle ore prima che arrivino i soccorsi. Lo troveranno soltanto la mattina riverso sul pavimento della sua camera non vedendolo per la colazione.
Arrivata l’ambulanza del 118, fu immobilizzato sulla barella e trasportato in ospedale. Giunto al pronto soccorso, gli fecero tutta una serie di esami, Tac e risonanze che vennero ripetute più volte nel giro di pochi giorni. I medici decisero 72 ore di prognosi riservata per verificare l’evoluzione dell’emorragia celebrale molto diffusa e quindi l’entità dei danni.
La notizia del malore che aveva colpito il sacerdote rimbalzò di cellulare in cellulare tra parenti, amici e conoscenti. Si formò una immediata e spontanea catena di preghiera che durerà tre giorni con l’adorazione eucaristica perpetua a cui pensarono i ragazzi di don Gianni. Il monastero era diventato l’epicentro di questa solidarietà spirituale che si estenderà fino all’Africa, alla Francia, all’Inghilterra, al Brasile, all’Argentina e alla Polonia. “Avverto con chiarezza quest’onda di bene che mi investe e mi dà forza: quella forza di cui ho bisogno per affrontare quello che verrà, perché non sarà un cammino facile e nemmeno veloce”.
Intanto la vita di don Gianni era a rischio. L’emorragia era infatti molto grave ed estesa. Gli esami clinici parlavano chiaramente di un paziente in pessime condizioni. Fu scartata l’ipotesi di trasferirlo da Ponte a Niccheri a Careggi, il principale ospedale cittadino. Nel frattempo, essendo in regime Covid, fu incaricata Beatrice di mantenere i rapporti quotidiani con i medici e con l’esterno. “Solitamente nella vita tendiamo a scappare dalle situazioni che ci fanno paura: o si negano o si evitano. Si cerca di farne a meno. La croce fa sempre paura, a tutti. Ma una volta che investe la nostra vita, se ci lasciamo avvolgere dalla grazia di Dio, anche quella croce, che in un primo momento può sembrarci insopportabile, fiorirà, diventando il legno su cui ricostruire tutta la nostra esistenza”.
I giorni passarono ed anche i medici presero atto dell’evolversi positivo della situazione perché nel giro di poco tempo videro i progressi di don Gianni che addirittura una mattina provò, riuscendoci, ad alzarsi da solo e a stare in piedi. Perciò il 7 maggio fu trasferito al centro di riabilitazione Don Gnocchi, una struttura all’avanguardia intitolata ad una straordinaria figura di uomo e sacerdote, oggi beato. Qui ogni giorno dovrà sottoporsi a varie sessioni riabilitative oltre agli appuntamenti con la logopedista e la fisioterapista. Il tempo trascorreva velocemente tra riabilitazione e preghiera. “Questa malattia mi sta insegnando ad apprezzare tutto e a vivere con gratitudine. Mi rendo sempre più conto, constatandolo sulla mia pelle, che nella vita tutto è dono. E di doni, io ne ho ricevuti davvero tanti. So di avere molto per cui ringraziare”.
Nel frattempo, però, c’era da mandare avanti l’attività della scuola di evangelizzazione. I social saranno un grande alleato di don Gianni in questo periodo difficile. Grazie alle videochiamate, ai messaggi WhatsApp e ai post su Facebook, riusciva a rimanere in contatto con i suoi ragazzi e a pregare con i suoi amici. “Posso testimoniare che quando noi ci fidiamo di Dio, ci abbandoniamo a Lui e lo lasciamo fare, Lui fa tutto e compie meraviglie. Io ho visto più conversioni quando ero fermo in un letto, senza poter fare niente, che in tutte le missioni che ho fatto… e sono state tante!”.
Il ritorno a casa avvenne a 60 giorni esatti dal suo primo ricovero. La sera di quel 26 giugno andò a dormire a casa dei suoi amici Beatrice Bocci e Alessandro Greco che sono marito e moglie oltre che noti volti televisivi. L’indomani fece una sorpresa ai ragazzi della Scuola di evangelizzazione con cui celebrò nuovamente la messa nel monastero insieme al vescovo don Stefano Manetti.
Certo, il momento della malattia non era la prima volta che il destino lo coglieva di sorpresa. Gianni Castorani era un semplice impiegato di banca quando, folgorato dall’incontro con padre Daniel, aveva deciso di lasciare tutto per seguire la chiamata al sacerdozio e all’evangelizzazione dei giovani. Sin da bambino, però, lui si considerava una promessa del calcio. Mentre giocava ancora al Colli Alti di Signa venne chiamato per dei provini con club importanti di serie A. Fu chiamato dall’Inter ma il sogno si infranse a causa della contrarietà dei suoi genitori.
A quel punto le sue attenzioni si spostarono sulle ragazze, sui soldi e sul successo. Passava notti intere in discoteca e cambiava fidanzate continuamente. Dopo la scuola trovò subito lavoro in un’azienda come ragioniere. L’anno della svolta fu il 1994. “Mi sembrava di trovarmi in un deserto. Avevo sete di luce, di verità, di senso ma dentro sentivo tanta aridità”. Fu così che riallacciò il suo rapporto con Dio. Grazie ad un invito, andò a Rimini ad un incontro del gruppo di preghiera del Rinnovamento dello Spirito Santo. Quei giorni segnarono un prima e un dopo nella vita di Gianni.
Sempre a Rimini arrivò l’invito alla missione del mondo giovanile. Prese un anno sabbatico che poi diventeranno tre per andare in Francia. Al termine del percorso era diventato un responsabile della scuola e con padre Daniel compì viaggi missionari in Africa e in America Latina. Nel frattempo nacque in lui il desiderio di ripetere l’esperienza anche in Italia, nella sua Diocesi di Firenze. Grazie all’assenso del cardinale Antonelli, nel 2002, fondò le Sentinelle del Mattino che da allora percorrono l’Italia da cima a fondo e in estate fanno la spola sulle affollatissime spiagge di Riccione.
Nel 2004, nella basilica di Santa Croce, approdò anche l’esperienza de La Luce della notte. Ogni primo sabato del mese, dalle nove di sera a mezzanotte, i ragazzi venivano invitati ad entrare in chiesa dove trovavano il Santissimo esposto e potevano scrivere una preghiera e pescare una frase della Bibbia. Due anni più tardi, il giorno dopo il funerale del suo babbo, Gianni entrò in seminario. Era il 5 ottobre 2006, giorno di Santa Faustina Kowalska. Venne ordinato presbitero nel 2010, anno sacerdotale indetto da papa Benedetto XVI.
La prima casa della Jeunesse Lumière Italia sarà nel Mugello e verrà inaugurata nel 2007. Sono quattro i pilastri su cui poggia tutta la struttura della Scuola: preghiera, comunità, formazione e missione. A parteciparvi sono ragazzi in ricerca che donano del tempo, solitamente un anno, a Dio. “E’ come un mega ritiro spirituale, durante il quale Dio parla al cuore, ora con la sua Parola, ora con la sua presenza, ora attraverso gli altri”. Poi il trasferimento a Bagno a Ripoli nel Monastero che ancora oggi ospita intatto il corpo di Santa Umiltà, una donna vissuta tra il XIII e il XIV secolo.
Quella di don Gianni, dunque, è una vita segnata da tanti sì, piena di incontri decisivi, episodi sconvolgenti e coincidenze che però vanno letti alla luce della fede. Un racconto autentico che parla al cuore di chi quella fede l’ha già trovata e di chi forse invece la sta ancora cercando.