Sandra e Riccardo: storia di una vita insieme interrotta all’improvviso
“Sii grato per tutto quello che arriva, perché ogni cosa è stata mandata come guida dell’aldilà”.
Sandra Valenza attinge alla letteratura mistica persiana, ed in particolar modo agli scritti dell’autore Gialal al-Din Rumi, per avviare il suo racconto breve e autobiografico del grande amore tra lei e il marito Riccardo, scomparso quasi un anno fa in maniera fulminea a causa di un arresto cardiaco.
Sandra lavora come insegnante di sostegno da ventotto anni. Ha una figlia, Chiara, di venti anni, ed entrambe abitano a Firenze. La sua attuale compagna è Sally, una cagnolina di nove anni, una pinscher che hanno adottato dal canile di Roma. Sandra ama molto la natura e la spiritualità orientale, come emerge dal libro “Io e te” (Europa Edizioni), una sorta di diario di bordo in cui vengono riportati cronologicamente avvenimenti e momenti belli e brutti della vita che sono legati tutti dall’Amore vero, quello che va oltre la dimensione terrena. Il volume è diventato anche audiolibro su Spotify, creato dai narratori della Sweet Tellers.
Questa storia inizia in Sicilia, a Gela dove Sandra nasce e cresce. Diventata maggiorenne, vive cinque anni a Trieste per motivi di studio. Successivamente si trasferisce a Firenze, dove conosce Riccardo, cioè l’uomo che poi sarebbe diventato suo marito. E’ il 16 luglio del 1996. Il primo incontro avviene allo Stibert dove decidono di ritrovarsi insieme ad alcuni amici per esercitarsi nell’ascolto degli alberi. Riccardo è stato invitato dalla sorella di Sandra, Patrizia, che lo ha conosciuto in un centro new age. Si rivedono poi più volte, casualmente, al Sahara Desert o alle meditazioni della luna.
La svolta avviene a settembre dello stesso anno quando Sandra decide di riunire a casa sua, tutti i lunedì sera, un gruppo di lavoro sui tarocchi che si conclude con una cena finale. Giunti quasi alla fine del corso, insieme ad un’altra coppia di amici, Lia e Giuseppe, decidono di fare una scampagnata nel Mugello. E’ il 12 ottobre del 1996. Con il consenso di Beppe, il gestore dell’agriturismo, cominciano a raccogliere castagne. Durante quella giornata, Sandra e Riccardo si baciano più volte e da quella sera decidono di dormire insieme; la prima di una serie di notti che si sarebbero ripetute, più o meno sempre, tranne qualche vacanza separata, per altri venticinque anni.
Lei lavora già a scuola, mentre lui, fresco di università, aspetta di essere chiamato per qualche dottorato di fisica a cui aveva fatto domanda in alcune città del mondo. Il rapporto tra i due inizia pian piano a crescere. “Non eri un uomo superficiale, con te si poteva parlare di tutto. Iniziammo a raccontarci delle nostre ferite, la nostra vita da bambini, il vissuto della nostra famiglia d’origine”, dice Sandra anche se, ovviamente, non mancano le trappole e la diffidenza, come in ogni grande storia d’amore. “Si trattava di emozioni, sentimenti e paure. E con loro la ragione spesso non riesce a dialogare”. Ferite richiuse col tempo ma che affondavano le proprie radici nell’infanzia, a causa di una madre troppo poco materna e di un padre tenero e affettuoso ma spesso in lite con la moglie.
Col passare del tempo arriva la richiesta di convivenza da parte di Riccardo. Sandra si butta in questa avventura anche se non è facile arrendersi all’idea di perdere i propri spazi, rimescolare le proprie energie, avere a casa anche tutte le cose del compagno. E’ il 30 dicembre 1996. Pochi mesi dopo Riccardo, così bravo a cucinare e stirare, viene chiamato a Padova per fare il dottorato di fisica. Parte il lunedì e torna il giovedì. L’estate successiva la passano a viaggiare, cercando i posti più belli dove soggiornare: Grecia, isole Eolie, Corsica, Puglia, Sicilia, isola d’Elba e tanti altri luoghi.
Anni dopo, decidono di comprare casa. Una nuova avventura che coincide prima con la malattia della mamma di Riccardo e poi con quella del papà di Sandra che poco dopo muore. E’ il 10 dicembre del 2000. Non passa molto tempo e il 10 febbraio successivo Sandra rimane incita della loro figlia Chiara. “Avevo trentacinque anni, ma mi sentivo ancora immatura per un figlio. Lo pensavo come un avvenimento più lontano”. Ma non c’è tempo per le perplessità e i dubbi anche perché nel frattempo Riccardo le chiede di sposarlo.
Il matrimonio è nella sala rossa di Palazzo Vecchio. A celebrarlo un assessore amico dello sposo con cui era stato compagno di studi universitari. “Eravamo felici, in attesa della nostra bambina e contenti di coronare il nostro sogno d’amore”.
Chiara sarebbe nata il’12 novembre 2001 con un parto in acqua, nell’ospedale di Poggibonsi. Tre giorni dopo tornano a casa. Nel frattempo, Riccardo ha finito il suo dottorato di ricerca e iniziato a insegnare fisica in un istituto privato di Aeronautica mentre la sera dà lezioni agli adulti che vogliono diplomarsi.
Negli anni successivi uno scoglio grande è il percorso di lui come discepolo di un maestro indiano. Racconta Sandra: “Per me era scontato che in una coppia l’intimità fosse il sale che dava vigore e complicità all’unione tra marito e moglie. Ti cercavo quando volevo sentirti più vicino, ma non sempre eri disponibile. Dicevi che nel tuo nuovo percorso la sessualità era qualcosa da trascendere”. Alti e bassi anche se la famiglia funziona bene grazie alla presenza di Chiara e dei suoi compagni di scuola con cui si organizzano insieme feste e vacanze.
A dicembre del 2019 si ammala la sorella di Sandra, Patrizia, che ha scoperto un tumore all’utero. Una nuova prova all’orizzonte: dopo una delicata operazione Patrizia, insieme alla figlia Marta, si trasferiscono a Firenze a casa loro, anche perché si è separata dal marito. Le condizioni di salute però peggiorano nel mentre si entra in lockdown. L’occasione è propizia per conoscere meglio i vicini e trascorrere la giornata in maniera più piacevole. Ma, purtroppo, Patrizia si spegne il 24 luglio del 2020, dopo un lungo periodo di atroci sofferenze.
Quell’estate, profondamente stanchi di tutte le esperienze vissute, Sandra e Riccardo, vanno in vacanza sulle Alpi, vicino la Val di Rabbi. Con loro c’è anche Chiara. Meno di due anni dopo, febbraio 2022, moglie e marito si ammalano di Covid. La figlia, ormai grande, ne approfitta per andare a vivere da sola con la cugina, a casa della zia Claudia. Sembra tutto bello ed invece, il 14 aprile del 2022, il primo giorno delle vacanze pasquali, mentre Riccardo è a correre alle Cascine con un suo collega, un arresto cardiaco mette fine alla sua vita. Il giorno dopo sarebbero dovuti partiti per una vacanza in Liguria.
Uno strappo finale doloroso e triste che però non ha chiuso l’orizzonte di Sandra alla speranza e all’ottimismo: “La vita va avanti comunque. Cosa sarà il mio domani, dipenderà molto dalla mia capacità di rielaborare quanto accaduto e di rimanere aperta alla vita. Non lasciarsi seppellire dal dolore, ma rimanere nel flusso, essere come acqua che scorre e aggira gli ostacoli”.
Ho trovato interessante questa storia perché, a mio giudizio, mette a nudo tutta la fragilità e la precarietà dell’esistenza umana, ma soprattutto porta a galla tutta la domanda su fatti tragici, in particolare quelli che giungono inaspettati e violenti, di cui a volte è caratterizzata la vita. Al di là della propria religiosità e/o spiritualità, è necessario avere un punto a cui attaccarsi per non stare in balia degli avvenimenti, un punto che ci fa resistere dinanzi alle intemperie e ci rimette in carreggiata quando abbiamo smarrito la via. Ciascuno di noi deve fare questa ricerca e darsi una risposta. Grazie a Sandra e a Riccardo per averci dato una nuova occasione di riflessione e di impegno per dare un senso alla vita.