Pellegrini a Cotignac sulle orme del custode della vita di Gesù in noi
Pochi giorni fa, precisamente il 7 giugno scorso, abbiamo ricordato l'anniversario dell’apparizione di san Giuseppe a Cotignac, un piccolo comune nel sud della Francia. Nel 1660, sul monte Bessillon, un giovane pastore vide apparire il padre putativo di Gesù che gli chiedeva di sollevare una roccia e bere l'acqua. Si trattava di una sorgente miracolosa: non pochi ne tornavano guariti da febbri, malattie agli occhi e altre infermità; soprattutto, non si contavano le grazie spirituali, di guarigione e fortificazione interiore.
Sul luogo dell'apparizione venne costruita una cappella affidata ai padri oratoriani. Con il passare degli anni, accanto al santuario, sorse anche un piccolo monastero. Più di un secolo dopo, la rivoluzione francese indusse ad un abbandono di quel luogo benedetto: il monastero cadde in rovina mentre la cappella rimase in piedi.
Il XX è stato il secolo della rinascita del culto sul Bessillon. Nell'anno santo del 1975 i benedettini hanno acquisito il santuario e ricostruito il monastero. Nel 2019 l'eredità è stata raccolta dalle monache argentine dell'Istituto Mater Dei che si occupano della vita liturgica, del lavoro manuale e dell'accoglienza dei pellegrini.
Durante le ultime vacanze pasquali un gruppo di amici provenienti da Firenze e Pistoia si è recato a Cotignac guidati da don Filippo Belli. Su questa esperienza hanno scritto una testimonianza a caldo che oggi vi riproponiamo.
“Bienvenue au Monastère Saint Joseph de Cotignac”.
Con queste brevi parole, Suor Marie Claire, ci accoglie nel piazzale del Monastero, proprio davanti al luogo dove San Giuseppe è apparso per la prima volta nel 1660.
Siamo partiti un gruppetto di 10 da Firenze il 2 aprile. Non è un semplice pellegrinaggio. È in gioco una promessa che alcuni di noi hanno fatto alle suore di clausura a gennaio.
Il Monastero si trova sul monte Bessillon (Cotignac, Francia).
Il 7 giugno 1660, un giovane pastore di nome Gaspard pascolava le sue pecore in una giornata con un caldo intenso. Estremamente assetato, affaticato, desideroso di acqua per rinfrescarsi, si sdraiò a terra ed ecco improvvisamente gli apparve un uomo di imponente statura che, puntando il dito ad una roccia, gli disse: “Io sono Giuseppe, spostala e berrai”.
La pietra era grande e pesante. Gaspard pensò ad uno scherzo, ma Giuseppe, ripeté il suo ordine. Gaspard obbedì, spostò la roccia senza nessuna fatica e scoprì una sorgente di acqua fresca che cominciò a scorrere. Bevve avidamente, prima di rendersi conto di essere rimasto solo.
“Niente di più semplice, più povero di questo intervento, che è l’unica apparizione di questo tipo di San Giuseppe nella storia della Chiesa [apparso singolarmente e non accompagnando la Madonna]” (Mons. Barthe, Vescovo di Fréjus-Toulon. Lettera pastorale del 1° febbraio 1971).
In 360 anni il luogo dove avvenuta l’apparizione ha visto l’avvicendarsi di diversi ordini monacali e la ricostruzione intorno a quell’avvenimento di strutture idonee all’accoglienza e alla devozione dei fedeli. Nel 2019 la Comunità di “San Giuseppe, Sposo della Vergine Maria”, delle Suore dell’Istituto Mater Dei, si è trasferita a Bessillon per continuare l’opera delle precedenti suore benedettine.
La giovane suora Marie Claire è responsabile del coro. Con molta grazia e semplicità ci racconta per l’ennesima volta la storia di questo luogo. Solo allora ci rendiamo conto dell’importanza della figura del Padre, di quel Padre, che lei ci descrive nella sua essenza. “Giuseppe è il protettore del bambino Gesù” usa il termine “custode” per sottolineare la presenza del Padre in tutte le vicissitudini del Figlio. Quel Gesù che oggi a sua volta protegge tutti noi dalle insidie del male.
Descrive ogni passo del Vangelo dove Giuseppe ha protetto il suo bambino, fino a che il mistero glielo ha consentito. Oggi questo luogo in mezzo a boschi e colline testimonia come quel giorno, la presenza di un Santo e i miracoli e le grazie che ha elargito in quattro secoli. In particolare, ci racconta la testimonianza di giovani genitori impossibilitati a procreare, che poi sono tornati con i loro neonati. E ancora le grazie del potere di riconciliazione che S. Giuseppe ha elargito a figli e figlie nei confronti dei loro padri.
Ma il motivo per cui alcuni di noi sono ritornati tre mesi dopo qui è un altro. La suora al primo incontro sottolinea che non esiste un canto dedicato al Santo. La preghiera per San Giuseppe è molto diffusa nella chiesa, ma a quanto pare, nessuno ha mai pensato di scrivere qualcosa in tal senso.
Un tarlo che lascia uno di noi, colpito e provocato da quell’affermazione. Stefano detto Lillo, musicista e impresario dell’agricoltura sostenibile, torna a Firenze, con il cuore cambiato da quel primo incontro. Con dentro uno scopo, un motivo per rispondere alla semplice domanda della suora.
Come tutti gli artisti, quando non trovano soddisfazione nelle loro opere, comincia a mettere su nota su nota. La visita alla Chapelle di Matisse a Vence l’aiuta. Scrive lo stesso Matisse quando ha progettato la cappella “Non si tratta di un lavoro che ho scelto, ma piuttosto di un lavoro per il quale sono stato scelto dal destino”. Stefano sente lo stesso desiderio e così tra una notte e l’altra compone l’Inno di San Giuseppe. Lo condivide con i suoi amici, si fa aiutare da Rosaria, combinando le loro esperienze. Ne segue la traduzione in francese e lo presenta a tutta la comunità di Firenze prima di tornare a Cotignac.
Quando prima della compieta Suor Marie Claire ascolta la musica, le due versioni, in italiano e francese, stringe i pugni per soffocare l’emozione di quel momento. È da sola con noi in chiesa, ma le altre suore sono tutte dietro la porta della clausura, e un attimo dopo entrano mostrando i loro sorrisi. È una gioia composta la loro, ma veramente commovente per ognuno di noi. Un incontro ha portato un frutto da condividere. San Giuseppe ha elargito un’altra grazia. Il rientro in Italia è fatto di questo avvenimento. E siamo solo all’inizio di questa storia.
Don Filippo, Stefano, Rosaria, Sergio, Nicoletta, Pellegrino, Aida. Giampiero, Francesco, Marta