I Sindaci si uniscono al grido dei Vescovi: “Fermate la guerra”
E' entrato nel vivo l'Incontro del Mediterraneo che si sta tenendo a Firenze. Fari puntati quest'oggi su Palazzo Vecchio dove sono giunti i Sindaci provenienti da 20 Paesi, accolti dal “padrone di casa” Dario Nardella e dal cardinale Gualtiero Bassetti. Assente, invece, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, impegnato a seguire l'evoluzione della guerra in Ucraina.
E proprio sul conflitto armato in corso nel cuore dell'Europa si è registrata una prima importante iniziativa. Nardella, infatti, ha scritto una lettera ai suoi omologhi di Kiev e Mosca nella quale ha chiesto loro di farsi “promotori del nostro comune appello alla pace e favorire l’apertura immediata di un negoziato di pace. Le città non hanno eserciti, ma sono fatte per vivere di pace e per la pace”. Già in mattinata, il sindaco di Firenze ha invitato i delegati delle città che si affacciano sul Mediterraneo a “osservare un minuto di silenzio per le vittime di queste ore e per chiedere tutti insieme il cessate il fuoco immediato e ritornare alla diplomazia per un negoziato di pace a oltranza”.
Alla ripresa dei lavori del forum nel pomeriggio, la fascia tricolore ha fatto ascoltare alla platea un messaggio audio ricevuto proprio dal sindaco di Kiev, città gemellata con Firenze dal 1967. “Grazie dei tuoi messaggi Dario. Voglio dirti che siamo un popolo e uno Stato pacifici, mai siamo stati aggressivi contro qualcuno, noi vogliamo la pace e quello che stiamo vivendo in queste ore è un incubo. Grazie per il tuo supporto. Speriamo che tutto si risolva presto”.
La voce dei sindaci si è unita a quella dei Vescovi che da due giorni sono in prima fila nella richiesta della pace. "Auspichiamo che al più presto in Ucraina taccia il fragore delle armi", ha ribadito il cardinale Bassetti portando il saluto delle Chiese del Mediterraneo nel Salone dei Cinquecento. “Voi Sindaci e noi Vescovi abbiamo una simile missione, pur con compiti diversi: costruire su tutto il bacino del Mediterraneo una grande tenda di pace, dove possano convivere, nel rispetto reciproco, i diversi figli del comune Padre Abramo, Ebrei, Cristiani e Musulmani”, ha osservato il presidente della Cei.
Nel solco di quella straordinaria e pionieristica esperienza di diplomazia internazionale delle città che fu avviata da Giorgio La Pira nel secolo scorso, oggi Palazzo Vecchio ha fatto da scenario ad una lunga giornata di sessioni di lavoro incentrate sui progetti culturali, la sicurezza sanitaria e la promozione sociale, le questioni dell'ambiente e dell'energia e le migrazioni. Interessante l'invito rivolto dall'ex premier Romano Prodi che ha chiesto ai sindaci di realizzare “una università del Mediterraneo con sedi in tutte le grandi città di questa area per unire l'Europa all'Africa e all'Asia per formare giovani studenti da nord a sud”. Idea rilanciata dal primo cittadino di Lampedusa, Salvatore Martello, affinché anche sull'isola nasca “un centro internazionale per la pace che si rivolga al sud e al nord del Mediterraneo, culla della civiltà e di pace”.
Commovente l'intervento della sindaca di Sarajevo, Benjamina Karic, che è tornata sulla stringente attualità: “Noi non dimentichiamo che cosa è stata la guerra. Per questo siamo vicini a Kiev e chiediamo di fermare la guerra in Ucraina”. Sulle conseguenze dei conflitti, invece, si è intrattenuta la prima cittadina turca di Gaziantep, Fatma Sahin: “Noi abbiamo 2 milioni di abitanti turchi con 500.000 rifugiati siriani. Con questa esperienza vogliamo combattere il terrorismo. Come mamma e non solo come sindaca, penso e piango per le madri di Kiev in queste ore”.
Oggi è proseguita anche la discussione tra i Vescovi con un focus dedicato ai doveri delle città. Mons. Antonio Raspanti, facendo il punto con i giornalisti, ha riferito che “è stata fatta la richiesta di continuare con eventi del genere periodicamente, magari ogni due anni come è avvenuto con questi due primi incontri promossi dalla Cei a Bari e qui a Firenze”. Altre richieste, quella di istituire un Segretariato che collabori ai progetti. Tra i temi emersi, quelli di “un patto educativo globale”, sollecitato a più riprese da Papa Francesco. Nel pomeriggio, i pastori hanno tirato le conclusioni e si sono confrontati sulla Carta di Firenze su cui lavoreranno domani mattina insieme ai sindaci.
Di patto educativo globale ha parlato Giuseppe Argiolas, rettore dell’Istituto Universitario Sophia, introducendo la terza giornata dell’incontro tra i vescovi. “Tra i diversi aspetti che la pandemia ha fatto esplodere in tutta la sua gravità, non possiamo ignorare una povertà di natura strutturale: una povertà materiale, relazionale, esistenziale, culturale”, ha detto Argiolas, auspicando un “patto di fraternità” che metta al centro il tema dell’educazione, come “comun denominatore delle diverse declinazioni del patto: dimensione antropologica, comunicativa, culturale, economica, politica, generazionale, interreligiosa, pedagogica e sociale, tutte richiedono uno sforzo educativo importante e continuo”.
Purtroppo la giornata di oggi è stata caratterizzata anche dalle notizie provenienti dal Vaticano. La Santa Sede, infatti, ha annunciato che domenica Papa Francesco non sarà a Firenze per un problema di salute al ginocchio che lo tormenta da tempo. Molto probabilmente a rappresentarlo sarà il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato. “A nome dei Vescovi del Mediterraneo, esprimo vicinanza al Santo Padre. Sappiamo quanto tenesse a questo incontro. Egli ci accompagna in questo processo di ascolto, di conoscenza reciproca, di spiritualità, di fratellanza e di pace. E noi Gli assicuriamo la nostra preghiera”, ha commentato il cardinale Bassetti.
“Tutto va avanti”, ha assicurato l'arcivescovo Giuseppe Betori che stava seguendo la macchina organizzativa per l'accoglienza del Pontefice: “Il dialogo tra i vescovi, il dialogo tra i vescovi e i sindaci, la preghiera, la celebrazione di domenica prossima. Tutti coloro che hanno chiesto un posto nella basilica e nella piazza continuino in questo proposito”. “Questo sarà il segno del nostro affetto per il Santo Padre”, ha spiegato il presule che oggi ha festeggiato il 75mo compleanno. “Noi andremo avanti fino alla fine”, ha ribadito il vicepresidente della Cei Raspanti: “Non possiamo venir meno né alla gente, né agli impegni dei sindaci e dei vescovi”. “Sicuramente faremo in modo di far avere al Santo Padre quello che gli avremmo dato qui, magari andando noi da lui”, ha aggiunto il vescovo. “Il programma è tutto confermato”, ha assicurato anche il direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, Vincenzo Corrado: “Se ci saranno degli aggiornamenti, li comunicheremo”.
Il finale di giornata si è svolto nella splendida cornice della Basilica di San Miniato al Monte dove i monaci olivetani hanno animato una veglia di preghiera per i martiri della fede, con una speciale intenzione di preghiera per la pace in Ucraina.