La storia di Famiglie per l'Accoglienza: la sorpresa della gratuità
“Non come, ma quello. La sorpresa della gratuità” è il titolo della mostra promossa per il Meeting di Rimini 2022 dall'Associazione Famiglie per l'Accoglienza in occasione dei 40 anni dalla fondazione. Lo scorso fine settimana la mostra ha fatto tappa a Firenze, nel chiostro di San Michele a San Salvi. Un'occasione unica per conoscere e approfondire l'origine e l'esperienza di un'associazione, nata nel 1982 quando in Italia ancora non esisteva una legge sull'affido e sull'adozione che sarebbe arrivata soltanto l'anno successivo.
Stiamo parlando di una rete di più di tremila famiglie che si trovano in Italia e in diversi Paesi del mondo che si accompagnano nelle varie forme di accoglienza – adozione, affido, cura degli anziani e dei disabili, ospitalità di adulti e di migranti – e la propongono come un bene per la persona e per la società intera.
L'opera è nata dall'esperienza originata da don Luigi Giussani e dal suo insegnamento. In uno dei dialoghi avuti con l'associazione disse ai membri dell'associazione: “Non esiste oggettivamente nessun atto più grande dell'ospitalità: da un'ospitalità così radicale come l'adozione, fino all'ospitalità a pranzo o all'offerta di un tetto a una persona che passi per Milano una volta sola. Una delle cose più belle che fra i miei amici ho visto realizzare è questo nesso, questa trama di famiglie disponibili ad ospitare chiunque”.
In questa lunga storia, le famiglie hanno aperto la porta di casa e condiviso la vita con migliaia di minori in affido e adozione. Nel caso dell'affido, si tratta di una strada buona che permette a bambini con genitori temporaneamente in difficoltà di crescere comunque in una famiglia. L'adozione, invece, è un'avventura preziosa per chi è accolto, per la famiglia che accoglie, per la società in generale, soprattutto quando si tratta di minori segnati dalla malattia o della disabilità.
Negli anni l'associazione si è trovata coinvolta direttamente anche in altri tipi di accoglienza, come quella di migranti, o più recentemente dal 2015 al 2019, l'ospitalità per il periodo estivo di figli di famiglie ucraine sfollate dal Donbass. Fino all'accoglienza, lo scorso anno, di profughi fuggiti dalla guerra, raccogliendo in Italia oltre ottocento disponibilità da parte di famiglie disposte ad ospitare profughi ucraini. Oltre trecento si sono concretizzate in accoglienze effettive.
Al centro della mostra c'è proprio questo ricco patrimonio finalizzato ad accompagnarsi nell'esperienza dell'accoglienza famigliare, scoprirne e proporne il valore come un bene per la persona e per la società. La prima sezione documenta il metodo che alimenta la vita dell'associazione mentre la seconda presenta il frutto di un incontro, quello tra alcune famiglie dell'associazione e quattordici artisti, invitati a frequentare le loro case, per poi esprimere lo stupore vissuto, la scoperta maturata, ciascuno con la propria originalità, secondo la propria sensibilità e nella forma espressiva personale specifica.
Perciò nel chiostro di San Salvi erano presenti, seppur in forma iconografica, quadri e sculture, foto e video. La vita che pulsa nelle storie delle persone accolte e delle famiglie accoglienti è stata così testimoniata attraverso le opere artistiche che sono nate e di cui i pannelli della mostra presentano il processo creativo, nei diversi campi della musica, della pittura, della scultura, della fotografia, della poesia e del teatro.
Molteplici sono i temi che emergono: la gratuità totale dell'accogliere, la tensione all'apertura, la dimensione del sacrificio e della croce, la necessità di una comunione che sostenga l'attesa e la rinascita della speranza.
Ma fondamentale è la sfida che ha guidato il lavoro comune fin dall'origine: l'accoglienza come avvenimento che riaccade e che può essere incontrato, per un impatto che permane, come possono testimoniare le famiglie accoglienti, i figli accolti, gli stessi artisti: il fatto originario è quello, ma sempre nuovo, nella modalità in cui in ogni presente si ripropone.
A Firenze la mostra si è arricchita di un'opera che non faceva parte del percorso espositivo predisposto a Rimini. Ci riferiamo al mosaico di Giampiero Gori dal titolo “Voltati e lasciati guardare”. Un'opera che racconta l'accoglienza attraverso cinque sguardi affinché diventi una esperienza integrale, capace di coinvolgere tutto l'essere.