L'Università di Carlo: compiere dei passi verso il nostro destino
Il nome di Carlo Spadoni è salito agli onori della cronaca lo scorso 8 febbraio quando, in qualità di rappresentante degli studenti, è intervenuto all'inaugurazione dell'Anno Accademico dell'Università degli Studi di Firenze.
Quella a cui ha partecipato Carlo, però, non è stata una delle tante cerimonie che vengono svolte annualmente. Nel 2024, infatti, cade il centenario dell'Ateneo fiorentino. Un anniversario troppo importante per passare sotto silenzio.
Ecco perché l'inaugurazione di quest'anno è stata organizzata in pompa magna. Rettrice, docenti, studenti, personale amministrativo, autorità si sono ritrovate presso il Teatro del Maggio Musicale. Ad arricchire il tutto la presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Ed è stato proprio il Capo dello Stato ad accendere i riflettori su questo studente che sta per concludere il suo percorso triennale in Diagnostica e Materiali per la conservazione e il restauro, preparandosi ad intraprendere gli studi magistrali.
Intervenendo davanti a una platea così folta e qualificata, Mattarella ha ringraziato Carlo per alcuni passaggi del suo discorso, in particolare quando ha ricordato “l’importanza dell’insegnamento inteso come elemento di una comunità, di studio, di insegnamento e di ricerca” oppure quando ha “posto l’accento sulla centralità della persona umana”.
Non capita tutti i giorni di ricevere pubblicamente i complimenti da parte del presidente della Repubblica tanto è vero che la faccenda ha avuto subito una eco che ha superato i confini dell'università. Ma cosa ha detto Carlo tanto da richiamare l'attenzione dell'inquilino del Quirinale e poi della stampa locale e nazionale, aprendo così un dibattito sulle sue parole?
Il primo dato di novità è che la riflessione di Carlo non è partita da un ragionamento astratto ma da una domanda personale. Qual è il contributo che l’Università dà e ha dato alla mia vita fino a questo momento? Il secondo è la risposta stessa che è risultata molto interessante. “L’Università è diventata una realtà stimolante in cui mi è possibile affrontare le domande che emergono dall’impatto con l’intera esperienza accademica”.
L'università, quindi, come grande occasione per la crescita personale sia in termini di conoscenza che di coscienza. Questo Carlo lo ha capito bene, tanto che si è implicato in tutti gli aspetti della vita dell'Ateneo: lo studio, i rapporti con i professori e i compagni, la rappresentanza studentesca con Obiettivo Studenti – Lista Aperta, l'incarico nel Senato Accademico.
“La mia implicazione personale in Università – ha spiegato Carlo - deriva dalla possibilità di scoperta di chi sono, perché il mio reale bisogno emerge nell’impegno con tutti gli aspetti della vita. È per questo che provo ad implicarmi dentro ogni gesto, dallo studio alla rappresentanza studentesca, dal rapporto con i docenti all’amicizia con i compagni di corso. Ecco la grande possibilità che abbiamo in questi anni: compiere dei passi verso il nostro destino”.
Un'apertura totale alla realtà che poi porta anche ad avere gli occhi spalancati sul contesto in cui l'università vive. Andando sul concreto, ad esempio, il rappresentante ha detto che ancora tanta strada è da fare per rendere la città di Firenze a misura di studente. Il tema che si è reso più evidente in questi ultimi anni è il problema dell’alloggio. Nel breve periodo, Carlo ha suggerito “uno studio approfondito per poter analizzare l’auspicabile convivenza tra lo studente e il turista”.
Bello infine il passaggio in cui il giovane fiorentino ha parlato del rapporto tra docenti e studenti, immaginando una relazione che parte dall'impatto con una realtà nuova. “Difficilmente un libro può sostituire l’incontro con qualcuno che già testimonia un legame evidente tra il suo lavoro e la sua identità. Senza un’adeguata riflessione e valorizzazione di questo rapporto studente-docente, che è possibile solo in presenza, le università telematiche, appetibili per la loro comodità, saranno sempre più gettonate”.
Devo ammettere che il discorso di Carlo mi era sfuggito. Avevo letto i comunicati dell'Università sull'inaugurazione dell'Anno Accademico ma non mi ero soffermato sui vari interventi. E' stato un amico a segnalarmelo tramite WhatsApp. Ho visto il video e subito ho pensato all'ultimo Rapporto del Censis che descrive gli italiani come sonnambuli, affetti da “ipertrofia emotiva”. Un popolo inerte e imbambolato, inebetito.
Poi ascolti un ragazzo e ti rendi conto che la realtà è molto più grande di quanto dicono gli studi. C'è spazio per i giovani che studiano con passione all'università, che si impegnano in una realtà ingarbugliata e piena di problemi. Il bene è più forte di qualsiasi grande male, ha detto una volta lo psicologo e sociologo Silvio Catterina.
Da qui è nato il desiderio di conoscere meglio Carlo e quindi ho cercato notizie su di lui. Mi sono così imbattuto in una sua intervista rilasciata a Repubblica Firenze. Un'occasione che lui ha sfruttato per ribadire alcuni concetti fondamentali ai suoi colleghi. “Sarebbe triste considerare questi anni solo un momento della vita in cui registriamo informazioni”.
Sugli elogi di Mattarella, Carlo si è detto felice “che il presidente si sia soffermato su quello che io volevo portare all'attenzione di tutti. Come la persona umana entra in dialogo con l'Università. Come scoprire chi si è. E' la parte a cui tenevo di più e senza cui non avrei potuto affrontare l'altra. Ecco, l'altra: il diritto allo studio, questione alloggi, città ancora poco studentesca”.
Uno stile apprezzato anche dai docenti universitari se è vero che sempre su Repubblica Firenze, due giorni l'intervista, è stato pubblicato un commento a firma di Carlo Sorrentino, professore ordinario di Sociologia dei processi culturali, e intitolato “Grazie Carlo per le tue riflessioni e per aver dato voce agli studenti. Una sfida per città e ateneo”.
Ha scritto Sorrentino rifacendosi alle parole dello studente: “Una riflessione matura sulla crescita dello studente come persona; attraverso cui, tuttavia, Spadoni e i suoi colleghi chiedono ancor di più ai loro principali interlocutori: i docenti e le istituzioni cittadine. Sebbene abbia potuto stupire il tono pacato e costruttivo, lontano dall'asprezza rivendicativa molto spesso ascoltate in queste occasioni, l'intervento e l'intervista sono tutt'altro che buoniste”.
Sul passaggio a proposito del rapporto docenti – alunni, Sorrentino ha evidenziato che Carlo “ci esorta a non impigrirci e a lavorare su sempre nuove forme di interazione e di confronto. Anche sfruttando le le opportunità offerte dalle tecnologie. Da non considerare come alternative al dialogo diretto con gli studenti; quanto, casomai, come alleate per arricchire ulteriormente tale confronto”.