"Servizio Civile: ecco la mia esperienza al Banco Alimentare"
Nelle ultime settimane il Servizio Civile universale è sorpredentemente tornato d'attualità. Ad accendere i riflettori su questo istituto è stato un bug informatico che ha bloccato l'accesso alla piattaforma per presentare le domande ed ha costretto il Dipartimento per le politiche giovanile del Governo a concedere ulteriori 72 ore per concorrere al bando nazionale.
Al di là dei problemi tecnici, la buona notizia è che i numeri di chi ce l'ha fatta ad iscriversi sono più che interessanti. Fino al 22 febbraio, data del blackout, erano giunte 108mila domande; 3mila in più dell'anno passato.
Il Servizio civile, dunque, interessa a ragazze e ragazzi. Purtroppo, però, i posti disponibili si sono visibilmente ridotti: si passa dai 71741 dell'anno scorso agli attuali 52236. Solo un candidato su due potrà partire per il Servizio, in Italia o all’estero. Nel 2025 le cose andranno anche peggio. I fondi stanziati saranno ancora meno e quindi saranno garantiti appena 20mila posizioni.
Si tratta di una esperienza di crescita importante a favore della comunità, che consente a molti di fare i primi passi in realtà che possono anche diventare una prospettiva occupazionale. Gli operatori del Terzo settore, però, chiedono una riforma delle procedure e di rendere strutturale il finanziamento.
Nonostante ciò, sui territori ci sono tante esperienze positive. Una di queste è stata raccontata nell'ultimo numero della newsletter della Fondazione Banco Alimentare. Il protagonista è Matteo Saveri, un ragazzo della provincia di Firenze che nel 2021 ha deciso di svolgere il Servizio civile presso il Banco Alimentare della Toscana.
Matteo si è laureato in Tecnologie Alimentari nell’aprile 2020, nel pieno delle misure restrittive dovute alla pandemia. In quei mesi comincia a mandare CV e a prendere contatto con qualche azienda e nel frattempo decide di affiancare un’attività di volontariato e la scelta ricade su un’organizzazione caritativa della sua zona che, essendo affiliata al Banco Alimentare, gli permette di conoscere ed entrare in contatto diretto con quest’ultima.
L’incontro è entusiasmante, il lavoro del Banco lo coinvolge al punto che nel dicembre 2020 decide di diventare volontario stabile di Banco Alimentare della Toscana ODV. Passa qualche mese e Matteo si è trova davanti ad una nuova opportunità. Esce infatti il bando per il Servizio Civile 2021 con una posizione aperta proprio nel Banco Alimentare della Toscana.
Una occasione da cogliere al volo perché per lui significa continuare ad avere del tempo a disposizione per cercare di capire cosa fare in futuro e, al contempo, tenersi impegnato, sviluppando nuove competenze. “Il mio consiglio, in generale, è quindi quello di buttarsi! Iniziare con quello che si ha, con le forze che uno ha è una strategia vincente. Se uno aspetta di avere i mezzi perfetti il momento non arriva mai!”.
La candidatura di Matteo viene accettata e comincia a lavorare presso l’ufficio strutture caritative con mansioni di data entry e supporto alla rete di strutture caritative partner. “Mi sono sentito sempre supportato, mai solo. Nel momento del bisogno avevo sempre qualcuno su cui contare. Potevo scrivere una mail sapendo di venire ascoltato".
Dopo un periodo di lavoro in ufficio a contatto con le strutture caritative, entra per la prima volta a contatto diretto con il magazzino. “È stato impegnativo ma i miei amici civilisti alla fine del servizio civile non avevano ottenuto competenze spendibili in altre parti. Io al Banco invece sì!”.
Prima della conclusione della sua esperienza, gli è stato offerto di rimanere con un contratto e un ruolo di gestione della Supply Chain che Matteo ha subito colto al volo.
La storia di Matteo dimostra che il Servizio Civile è una grande occasione di crescita umana e professionale, soprattutto quando viene svolto in una struttura così importante come il Banco Alimentare.
Proprio in questi giorni il presidente della Fondazione, Giovanni Bruno, attraverso le colonne del quotidiano Avvenire, ha denunciato che serve un aiuto per aiutare i 2 milioni di italiani senza cibo.
La situazione coinvolge sempre più famiglie “normali”. Nel 2023 le persone sostenute dalla rete del Banco sono cresciute, arrivando a oltre 1.780.000. Contemporaneamente gli aiuti alimentari non sono cresciuti altrettanto. Il nuovo anno si è aperto con le stesse medie di alimenti recuperati, ma, soprattutto per problemi tecnici e amministrativi, con significativi cali dei prodotti rivenienti dai fondi Fead e Nazionale.
“Al di là delle tante rassicurazioni che ci piacerebbe reciprocamente poterci dare, il tempo dell’emergenza non è finito, anzi: la nuova normalità sembra quella di una situazione di emergenza continua che ciclicamente si acutizza. Non possiamo lasciarci vincere dall’indifferenza, ne va della nostra umanità: oggi è ancora il momento in cui chiunque più ha avuto con più responsabilità è chiamato a condividere. Non è assistenzialismo, o la buona azione che ci fa sentire a posto: in un momento in cui i conflitti tra le persone e le nazioni crescono, si tratta di porre gesti autenticamente controcorrente, capaci di costruire davvero il bene comune e contribuire alla pace”, ha concluso Bruno.